lunedì 9 febbraio 2009

L'inferno comincia nel giardino





Jonatham Lethem, L'inferno comincia nel giardino (The Wall of the Sky, The Wall of the Eye, 1996), "Sotterranei", 37, minimum fax, Roma, 2001, traduzione di Martina Testa, 263 pagine.

Prima raccolta di racconti pubblicata da Lethem. Si tratta di sette storie abbastanza disomogenee che, in alcuni casi, suggeriscono l'idea che, più che racconti, in origine potessero essere nati come spunti per romanzi. Tra quelli meno riusciti, Per sempre, disse il papero (Forever, Said the Duck) e Cinque Scopate (Five Fucks).
L'uomo felice (The Happy Man) è il racconto che da il titolo alla raccolta nell'edizione italiana; l'idea è che, in un futuro imprecisato, gli uomini (curiosamente mi sembra si parli solo di maschi) possano resuscitare previo pagamento di una cauzione ma siano costretti a vivere alcuni momenti della loro nuova esistenza in una sorta di inferno personale, costruito su misura e basato sulle loro paure o traumi.
In Duri come la pietra (The Hardened Criminals), di per se non indimenticabile, Lethem ha il merito di aver creato l'immagine di un carcere del futuro costruito con i resti dei condannati ridotti a mattoni ma ancora capaci (almeno per un certo tempo) di parlare e interagire con i nuovi detenuti. In questo, come nel racconto Chiaro e il Sofferente (Light and the Sufferer) si possono ritrovare delle atmosfere che saranno proprie di La fortezza della solitudine. Vanilla Dunk è un racconto sul basket del futuro in cui l'abilità dei giocatori è data da speciali tute in grado di riprodurre i movimenti dei grandi cestisti del passato.
I dormiglioni (Sleepy People) è forse il racconto più incompiuto della raccolta.

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