giovedì 19 febbraio 2009

L'incredibile viaggio di Pomponio Flato


Antonio Ciseri (1821-1891), Ecce Homo, olio su tela, Galleria d'Arte Moderna, Palazzo Pitti, Firenze.

Eduardo Mendoza, L'incredibile viaggio di Pomponio Flato (El asombroso viaje de Pomponio Flato, 2008), "Giunti Blu", Giunti, Firenze, 2008, traduzione di Francesca Lazzarato, 180 pagine.

Qui il video del discorso di Mendoza al Premio dei giovani lettori di Mandarache, Cartagena, edizione 2009 in cui il romanzo è arrivato tra i finalisti. Si può anche vedere una specie di book trailer realizzato dai circoli della lettura della biblioteca municipale di Godella.
In occasione della presentazione milanese del libro, Eva Cantarella ha scritto sul Corriere una recensione che contiene anche un riassunto dell'opera.


«Guarda, Gesù, tutti i bambini della tua età credono che i loro genitori siano diversi dagli altri. Ma non è così. Quando crescerai scoprirari che tuo padre non ha niente di speciale.» p. 26

«Dimmi, rabboni, perché Lazzaro ha detto che gli ultimi saranno i primi?»
«Perché è un cretino [...]» p.61

Quando gli riferii l'accaduto, [Giuseppe] si dispiacque per il danno arrecato al tribuno e promise di implorare Yahvè per il suo pronto e totale ristabilimento.
«Uno strano atteggiamento nei confronti di chi ti ha condannato a morte», escalami.
Giuseppe si strinse nelle spalle e disse:
«Non dobbiamo restituire male per male, ma il contrario; perdonare ai nostri nemici e amarli come Dio ci ama».
«Per Giove, non so chi ti abbia messo in testa quest'idea, ma, da dovunque venga è una follia. Se non distinguiamo il nemico dall'amico e il bene dal male, che fine faranno virtù e giustizia?» p.84

«É la tua prima visita in Israele, Pomponio?», chiese cortesemente Zaccaria per rompere il silenzio.
«In efetti», risposi, «e mi sembra un posto davvero piacevole».
«Piacevole? No. É la Terra Promessa, amico gentile. La Terra Promessa! Il male è che nessuno sa, in che cosa consista la promessa né quando si compirà» p.116

«Questo non posso dirtelo», sospirò Giuseppe. «Dovrai aver fede».
«No», replicai, «qualcunque cosa tranne la fede. La fede non rientra nella mia metodologia. La credulità si. L'errore anche, perché, essendo inevitabile, se accettato rappresenta una via sicura verso la verità e il presupposto di qualunque riflessione. Ma la fede no. Su questo punto siamo inconciliabili. E neppure posso rispettare la tua, anche se eri disposto sacrificarle la tua stessa vita. Ma non temere, non insisterò. Inoltre si è fatto tardi, e devo andare». p. 165

... ricordo a volte i fatti di cui sono stato testimone in Galilea e mi domando se sono davvero accaduti o se furono frutto della fantasia morbosa prodotta dalla mia infermità.
Sia come sia, in definitiva poco importa, perché solo di questo sono certo: tra qualche anno darà come se niente fosse esistito, e nessuno si ricorderà di Gesù, Maria e Giuseppe, come nessuno si ricorderà di me, né di te Fabio, perché tutto decade, scompare e si perde nell'oblio, tranne la grandezza immarcescibile di Roma. p.175

Nessun commento:

Posta un commento