venerdì 21 agosto 2009

La bastarda di Istanbul





Ricetta dell'Ashure

Ingredienti:
1/2 tazza di ceci
1 tazza di grano
1 tazza di riso
1 tazza e 1/2 di zucchero
1/2 tazza di nocciole tostate
1/2 tazza di pistacchi
1/2 tazza di pinoli
1 cucchiaino di vaniglia
1/3 tazza di uvette
1/3 tazza di fichi secchi
1/3 tazza di albicocche secche
1/2 tazza di scorze d'arancia
2 cucchiaini di acqua di rose

Decorazione:
2 cucchiaini di cannella
1/2 tazza di mandorle sbiancate e affettate
1/2 tazza di semi di melagrana

Preparazione:
La maggior parte degli ingredienti va messa in bagno il giorno precedente, come segue:
Lavare accuratamente ceci, grano e riso e poi lasciarli a mollo tutta la notte in ciotole separate. Immergere fichi, albicocche e scorze d'arancia in acqua calda per mezz'ora, poi scolare tenendo da parte l'acqua di ammollo; tagliare tutto a pezzi, mescolare con l'uvetta e tenere da parte.

Cottura:
Coprire i ceci con circa quattro litri di acqua fredda. Portare a ebolizzione e cuocere a fuoco medio per circa un'ora. Intanto portare ad ebollizione 75 cl, d'acqua e cuocere riso e grano a fuoco basso per un'ora continuando a mescolare, fino a quando la miscela è morbida.
Aggiungere l'acqua d'ammollo della frutta secca, lo zucchero, le nocciole spezzate, i pistacchi e i pinoli nella pentola, e far bollire tutto a fuoco medio mescolando di continuo , per 30 minuti o più. La miscela deve addensarsi leggermente fino alla consistenza di una zuppa sepssa. Aggiungere la vaniglia, l'uvetta, i fichi, le albococche e le scroze d'arancia, e cuocere per altri venti minuti , continuando a mescolare. Spegnere il fuoco e aggiungere l'acqua di rose. Lasciar raffreddare l'ashure a temperatura ambiente per un'ora o più. Spolverare con la cannella e guarnire con fettine di mandorla e semi di melagrana. p.299


Elif Shafak, La bastarda di Istanbul (The Bastard of Istanbul, 2007), "BUR Narrativa", Rizzoli, Milano, 2007, traduzione dall'inglese di Laura Prandino, 388 pagine.


"Mandarinista.. ehi, mandarinista... quanto li fai al chilo?" urlò una donna dalla finestra spalancata all'ultimo piano del palazzo di fronte. La nonchalance con cui gli abitanti della città inventavano nomi improbabili per i lavori più comuni non mancava mai di divertirla. Bastava aggiungere un -ista o un -aio, ed ecco che il dinamico elenco delle professioni cittadine si allungava. p.24

... perchè l'amore ama la forza. Ecco perché possiamo innamorarci di qualcuno fino a morirne, ma raramente amiamo fino a morirne chi si inn amora di noi. p.89

"Svegliati, amico mio, non esiste più nessun "insieme". Quando la melagrana si rompe e i semi si spargono in tutte le direzioni, non puoi più rimetterli insieme". p.257

Istanbul è un libro aperto con scarabocchiati dieci milioni di storie. Istanbul si sta risvegliando dal suo sonno agitato, pronta per il caos della giornata. Da questo momento in poi ci sono troppe preghiere da esaudire, troppe bestemmie di cui prendere nota, e troppi peccatori, per non parlare poi degli inoocenti, da osservare.
A Istanbul è ormai mattina. p.267

**Playlist**

01. Like a Virgin, Madonna (Like a Virgin - 1984) 3:38
02. Primitive Love, Miami Sound Machine (Primitive Love - 1985) 4:42
03. Why Me, Lord?, Johnny Cash (American Recordings - 1969) 2:20
04. Danza della Fata Confetto, Lo schiaccianoci, Tcajkovskij (1891-2)
05. Istanbul (Not Constantinople), They Might Be Giants (Flood - 1990) 2:34
06. Hurt, Johnny Cash (American IV: The Man Comes Around - 2002) 3:38
07. It Ain't Me, Babe, Johnny Cash (Orange Blossom Special - 1965) 3:03
08. Dirty Old Egg-Suckin' Dog, Johnny Cash (At Folsom Prison - 1968) 1:30

... teneva i finestrini abbassati e la radio sintonizzata su una stazione locale che sparava Like a Virgin di Madonna al massimo del volume. C'era uno stridente contrasto fra l'aspetto dell'uomo e i suoi gusti musicali decisamente anticonvenzionali. p.15

Rose tamburellava sul volante, accompèagnando Gloria Estefan:

No modern love for me, it's all a hustle
What's done is done, now is my turn to have fun... p.56
[...]
Primitive love, I want what it used to be.
In un batter d'occhio la Cherokee 1984 azzurro oltremare era tornata al parcheggio del Fry's Supermarket.
I don't have to think, right now you've got me at the brink
This is good-bye for all the times i cried...
p.60

Fischiettò il motivo di una canzone di Johnny Cash che le tornava in mente ogni volta che vedeva sua zia: Why my Lord, what have I ever done.. p.84

Ma anche prima che Barsam Tchakhmakhchian potesse aprire bocca, il cellulare di Armanoush attaccò con la suoneria, un classico di Cajkovskij, la Danza della Fata Confetto. p.119

Il website si apriva con il familiare motivetto di Istanbule was Constantinople / Now it's Istanbul, not Costantinople... p.129

Trotterellò fino al lettore CD e lo accese, capitando su uno dei pezzi preferiti da Asya: la cover di Hurt. Ondeggiando al ritmo delle note iniziali della canzone tornò sui suoi passi, con gli ochhi che le brillavano: I hurt myself today / To see if I still feel.. p.162

Asya si interruppe per porgere i suoi rispetti alla canzone che era appena iniziata, It Ain't Me, Babe. Fischiettò la melodia e mimò le parole, prima di riprendere il discorso. p.167

Porse ad Armanoush uno degli auricolari. Lei accettò con cautela e chiese: "Come si intitola la canzone ?".
"Dirty Old Egg-Suckin' Dog."
"Non la conosco."
"Già" disse gravemente Asya. "Ecoola che comincia. Ascolta..." p.221

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giovedì 20 agosto 2009

Cioccolato o vaniglia





Locandina del film Little Fugitive regia di "Ray Ashley", Morris Engel e Ruth Orkin, 1953


Lee Stringer, Cioccolato o vaniglia (Sleepaway School: Stories from a Boy’s Life, 2004), Nottetempo, Roma, 2007, traduzione dall'inglese di Delfina Vezzoli, Introduzione di Kurt Vonnegut, 330 pagine.


Dissi a mia madre che mi ero fatto un nuovo amico.
"E'cioccolato o vaniglia?" volle sapere.
"Cioccolato," le dissi, quando afferai il senso della domanda.
Lei sorrise e disse "Che bello". p.18

Così resto lì a guardarlo fumare, sempre più affascinato dal modo in cui maneggia la sigaretta. Non tira delle boccate. Si attacca alla sigaretta come un maniaco. Strappa dei tiri che poi butta fuori dalla bocca. Lascia che il fumo gli si arricci sopra il labbro. E lo inala attraverso il naso. "Tirata alla francese, " mi dice.
Altra bella mossa. p.257

**Playlist**

01. Hurt, Roy Hamilton (1961)
02. Our day will come, Ruby and The Romantics (1964)
03. Hey Paula, Paul & Paula (1963)
04. Up on the Roof, The Drifters (1962)
05. Spanish Harlem, Ben E. King (1961)
06. Personality, Lloyd Price (1959)
07. God Bless America, Kate Smith (1938)
08. That Lucky Old Sun, Frankie Laine (1949)
09. Please Please Please, James Brown & The Gospel Starlighters (1956)
10. Hurts So Bad, Little Athony & The Imperials (1964)
11. Rainy Night in Georgia. Brook Benton (1970)
12. Cry to Me, Betty Harris (1963)
13. Save the last dance for me, Ben E. King & The Drifters (1960)
14. Maria, West Side Story (1956)

Il disco che mette più spesso, quello che ricordo meglio, è una canzone intitolata "Hurt". La posso sentire anche adesso. Il potente acuto crescendo con cui comincia. La voce di Roy Hamilton. Altreattanto potente e acuta. Che salta fuori dalla bocca del cono. p.34

Sul palco Mrs. DeRay è di nuovo in piedi.
Suona una nota con suo diapason a fiato.
Gli alunni di quarta le rispondono a tono: "H-m-m-m-m".
"...Ca-r-e-e me b-a-a-ck to-o-o-o-ld Vir-gin-ee," cominciano a cantare sul palco. Una canzopne presa dal canzoniere che Mrts DeRay si porta sempre dietro quando viene qui con la sua autoarpa per la lezione di musica. p.73

...Our day will come.
If we just w-a-i-t-a while.
Our day will come
And we will have ev-ry-thing...
p.139

Adesso è la volta di "Hey Paula" dagli altoparlanti.
Hey Paula
I want to marry you...
Hey hey Paula,
No-one else will ever do...

Solo musica leggera, rassicurante qui dentro. Mai nient'altro. Svolazza giù dai travetti per tutto il giorno. Tutti i santi giorni. Non puoi liberartene. Dopo un settimana di questo trattamento, costantemente imbottito di medicinali, sono arrivato al punto di essere felice e contento di abbandonarmi alla sua pacchiana mercé.
I've waited so long
For school to be through...
Paula, I can't wiat no more for you.

Canticchio anch'io. Sottovoce. p.144

E gli autoparlanti diffondono l'ennesima canzonetta.
Sento i Drifters che cantano.
When this old world
starts getting you down
and people are just too much
for you to faaace...
p.155

Accende la radio e vai col Rythm&Blues per tutto il tragitto fino a casa. Marvin Gaye. Le Supremes, Ben E. King che canta:
There is a rose in Spa-nisch Har-lem
A red rose up in Spa-nish Har-lem
. p.249

Il dj alla radio dice che hai in serbo una "Vecchia Gloria" per noi. Lloyd Price. Che canta "Personality". Mr. Gomillion commenta con un sonoro Hah! L'unico suono che abbia emesso per tutto il viaggio. E spara il volume al massimo. Quando interviene il coro, ci mettiamo tutti a canticchiare. Le nostre voci stonate si uniscono all'ultimo verso, Cause you got a great big hear-ar-ar-t! Continuiamo a cantare anche dopo aver superato il cancello, su per la collina, fin davanti alla porta del villino. p.250

Continuo a sentire lo stesso ritornello che mi frulla in testa.
From the mountains...
To the prairies...
To the oceans...
White with foam...
p.276

Gli passo il microfono. Lui lo tiene davanti a sé e si schiarisce la gola. Poi, prima che me ne renda conto, sta cantando.
Up in de mor-nin'...
Out on de job..
Work like de de-vil for me pay...
But dat luky ol' sun ain't got nut-tin' to do...
But roll araoun' hea-ven all day.
p.304

Penso a quando ero sdraiato nel mio letto. Col suono del giradischi che colava giù dal soffitto. Hubert ha una catasta di 45 giri della Motown Records. E li ascolta in continuazione. James Brown nche canta "Please Please Me". Little Athony che racconta al mondo quanto soffre, in "Hurts So Bad". Brook Bentos che si lamenta per quella solitaria notte di pioggia, quella "Rainy Night in Georgia". Canti di nostalgia e struggimento. Che si affolano nella mia stanza. Trasformando il buoi di mezzanotte in una tristezza d'inchiostro. Immergendomi nella luminosità del dolore. p.306

Un giradischi marrone e fulvo gracchiava in mezzo alla stanza.
When you are all alone in your lone-ly room
And There is nothing but the smell of her per-fume
Don't you feel like cryin'?
Don't you feel like cryin'? ...

La risposta era sì. p.307

Qui la maggior parte dei ragazzi ha delle radio a transistor. Arty ne ha una piccolissima. Tanto minuscola che la tiene nel taschino della camicia, e l'ascolta con l'auricolare di notte. Una volta ogni morte di papa riesco a farmela prestare per un po', molto poco per la verità. Per il piacere proibito del rock and roll dopo che hanno spento le luci. E Cousin Brucie che chiacchera nel mio orecchio. Ma questo non si avvicina neanche lontanamente alla gioia che provo quando sento le prime scariche di elettricità statica nel mio impianto artigianale. Seguita dai Drifters. Che cantano "Save the last dance for me". Una sensazione di potenza quasi cosmica. Che mi fa credere che tutto sia possibile. Che basti solo volerlo. p.322

Per la lezione di inglese ci portano a vedere West Side Story. L'idea all'inizio non mi entusiasma perché non vado matto per i musical. Non capisco che senso abbia interrompere un racconto per mettersi a cantare una canzone. Ma con questo spettacolo è diiverso. Non c'è niente che mi infastidisca. Anzi, la musica mi rimabne impressa più della storia. Dopo, vado in giro per giorni cantando "Maria". A squarciagola mentre gironzolo nel villino. p.324

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lunedì 17 agosto 2009

Stupore e tremori

Amélie Nothomb, Stupore e tremori (Stupeur et tremblement, 2000), "Amazzoni", Voland, Roma, 2001, traduzione dal francese di Biancamaria Bruno, 120 pagine.

- Non importa. Da adesso le ordino di non capire più il giapponese.
- Impossibile. Nessuno può ubbidire a un ordine del genere.
- C'è sempre il modo di ubbidire. E i cervelli occidentali dovrebbero capirolo, una buona volta.
"Ci siamo", pensai prima di ribattere.
- Il cervello nipponico è probbailmente capace di dimenticare una lingua. Il cervello occidentale non ne ha facoltà.
Questo argomento stravagante gli parve accettabile.
- Ci provi, comunque. Faccia finta, almeno. Ho ricevuto degli ordini per quanto la riguarda. Siamo intesi? p.18

Giocavo allora a quello che chiamavo 'lanciarmi nel paesaggio'. Incollavo il naso alla finestra e mi lasciavo cadere mentalmente. La città era talmente in basso: prima di schiacciarmi al suolo, avevo tutto il tempo di guradarmi intorno. p.23

Non appartenevo alla razza dei conquistatori ma alla specie delle vacche che pascolano nel prato delle fatture aspettando il passaggio del treno della grazia. Com'era bello vivere senza orgoglio e senza intelligenza. Mi ibernavo. p.42

Curiosamente, tutto questo ha la sua logica: i sistemi più autoritari provocano, nei paesi in cui vengono applicati, allucinanti casi di devianza - e, perla stessa ragione, inducono a una relativa tolleranza rispetto alle stranezze umane più strabilianti. Non si può avere idea di cosa sia un individuo eccentrico se non si è mai incontrato un eccentrico giapponese. Avevo dormito sotto la spazzatura? Be', se ne erano visti altri. Il Giappone è un paese che conosce il significato della parola 'impazzire'. p.59

A dire la verità, se deve evitare la voluttà perché favorisce la traspirazione. Non c'è niente di più vergognoso del sudore. Se mangi a quattro palmenti un bel piatto di fettuccine, se ti abbandoni alla rabbia del sesso, se passi l'inverno a dormicchiare vicino al camino, suderai. E nessuno avrà più dubbi sulla tua volgarità.
Tra il suicidio e la traspirazione non esitare. Versare il proprio sangue è ammirevole quanto è immondo versare il proprio sudore. Se ti dai la morte, non suderai mai più e la tua angoscia sarà finita per sempre. p.66

L'onore consiste il più delle volte nell'essere iditoi. Non è meglio comportarsi da imbecilli che disonorarsi? p.78

In Giappone questo si chiama sabotaggio: uno dei crimini nipponici più gravi, tanto odioso, che si usa la parola francese, perché bisogna essere stranieri per concepire una bassezza simile. p.92

Questa constatazione mi richiamò alla mente il detto di André Maurois: "Non dire troppo male di te stesso: finiranno per crederci." .p116

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Ritorno di fiamma

Daniel Chavarría, Justo E. Vasco, Ritorno di fiamma (Contracandela, 1995) "Le Gaggie", Marco Tropea Editore, Milano, 1999, traduzione dallo spagnolo di Roberta Bovaia, 240 pagine.

Così è la vita: il furbo vive sul groppone del tonto, e il tonto su quello della cogliona di sua madre. (Non ricordava la provenienza di quel detto. Perù, Messico o Nicaragua?) p.82

Ero disposta ad affrontare il rischio, la solitudine, le privazioni, come il giovane Rimbaud, la cui precoce poesia ammiravo. I miei eroi di allora erano lui, Oscar Wilde, Gauguin, grandi uomini andati alla ricerca della propria anima. La mia prima esperienza autoconoscitiva mi rivelò che ero protetta da una corazza di razionalità e tanto distante dalla morale borghese quanto dai sentimentalismi. Potevo sentirli, ma non mi piegavano. p.134

Questa repentina trasformazione in C, diversa dall'A che ero e dalla B che avevo voulto essere, fu una costante della mia vita. Fino a poco tempo fa non sono riuscita a trovare me stessa come un personaggio coerente della mia stessa, autentica storia. p.136

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giovedì 13 agosto 2009

Fuochi in lontananza

Colm Tóbín, Fuochi in lontananza (The Heather Blazing, 1992), "Le strade", 114, Fazi, Roma, 2008, traduzione dall'inglese di Alda Arduini, 294 pagine.


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