giovedì 29 maggio 2014

Il rubino di fumo


Philip Pullman, Il rubino di fumo (The Ruby in The Smoke, 1985), Salani, Firenze, 2003, traduzione dall'inglese di Mariarosa Zannini.

la copertina









sabato 24 maggio 2014

Lucernario


Lisbona, 2008
José Saramago, Lucernario (Claraboia, 2011) "I Narratori", Feltrinelli, Milano, traduzione dal portoghese di Rita Destri, 2012.

Tra i veli oscillanti che popolavano il suo sonno, Silvestre cominciò a udire rumori di stoviglie e avrebbe quasi giurato che dalle trame larghe dei veli trasparissero dei chiarori. Stava per irritarsi, ma all’improvviso si rese conto che si stava svegliando.

Esitava. La parola che voleva pronunciare ce l’aveva sulla punta della lingua, ma le pareva che, pronunciandola, l’avrebbe profanata. Ci sono parole che si ritraggono, che si ricusano – perché per le nostre orecchie stanche di parole hanno troppo significato.

La bocca era inespressiva, segnata da rughe di amarezza. Quando sorrideva la storceva leggermente, il che conferiva alla fisionomia un’aria sarcastica che le parole non smentivano.

– Infatti è lì che sta il difficile. Dimentichi che anche gli altri hanno le loro idee sul bene e sul male. E che possono essere più giuste delle tue...

Al di qua – o forse al di là – delle chiacchiere inevitabili, un silenzio spesso, angosciante, il silenzio inquisitore del passato che ci contempla e il silenzio ironico del futuro che ci attende.

La ragazza ricordava la copertina a colori di una rivista americana, di quelle che mostrano al mondo che in America non si fotografano persone o cose senza aver prima passato loro una mano di tinta fresca.


Forse la poesia è come una fonte che scorre, è come l’acqua che nasce dalla montagna, semplice e naturale, gratuita in sé. La sete sta negli uomini, la necessità sta negli uomini, ed è solo grazie alla loro esistenza che l’acqua cessa di essere disinteressata. Ma la poesia, sarà così? Nessun poeta, come nessun uomo, è semplice e naturale.

“La normalità della gente,” pensava, “che espressione stupida! Che ne so, io, di cos’è la normalità della gente! Guardo migliaia di persone durante il giorno, ne vedo, con occhi capaci di vedere, decine. Vedo persone serie, scherzose, lente, affrettate, brutte o belle, banali o attraenti, e le definisco la normalità della gente. Cosa penserà di me ciascuna di loro? Anch’io cammino lento o in fretta, serio o scherzoso. Per alcuni sarò brutto, per altri sarò bello, o banale, o attraente. In fin dei conti, anch’io rientro nella normalità della gente.

- Ma non ha detto che la vita è un letamaio e una porcheria?
– Non lo smentisco. La vita è un letamaio e una porcheria perché è così che alcuni l’hanno voluta. E hanno avuto, e continuano ad avere dei seguaci.

L’amore è l’urlo dei deboli, l’odio è l’arma dei forti.

Ho pensato che, se non posso consigliarla, posso almeno dirle che la vita senza l’amore, la vita così come l’ha descritta poco fa, non è vita, è un letamaio, un tubo di scolo!

– Dovrà ammettere che quello che sta dicendo è un tantino sovversivo...
– Lei crede? Non mi pare. Se questo è sovversivo, tutto è sovversivo, persino respirare. Io sento e penso proprio come respiro, con la stessa naturalezza, la stessa necessità. Se gli uomini si odieranno, non si potrà fare nulla. Saremo tutti vittime degli odi. Ci uccideremo tutti nelle guerre che non desideriamo e di cui non siamo responsabili. Ci agiteranno davanti agli occhi una bandiera, ci riempiranno le orecchie di parole. E per che cosa, in definitiva? Per creare la semente di una nuova guerra, per creare nuovi odi, per creare nuove bandiere e nuove parole. È per questo che viviamo? Per fare figli e lanciarli nella fornace? Per costruire città e raderle al suolo? Per desiderare la pace e avere la guerra?

Come una molla che si spezza dopo una tensione eccessiva, l’entusiasmo si placò. Silvestre sorrise:
– È il calzolaio che ha parlato. Se qualcun altro mi sentisse direbbe: “Parla troppo bene per essere un calzolaio. Sarà un dottore sotto mentite spoglie?”.
A sua volta, Abel rise e domandò:
– Sarà un dottore sotto mentite spoglie?
– No. Sono soltanto un uomo che pensa.

Silvestre l’afferrò per le spalle e lo scosse:
– Abel! Tutto quello che non è costruito sull’amore genera odio!
– Ha ragione, amico mio. Ma forse dovrà essere così per molto tempo... Il giorno in cui sarà possibile costruire sull’amore non è ancora arrivato...

la copertina