giovedì 29 luglio 2010

Parti in fretta e non tornare




"Il medico della peste", acquaforte di Paulus Fürst, 1656.

Il miglior consiglio menzionato praticamente in tutti i trattati sulla peste è: Cito, longe fugeas et tarde redeas. Vale a dire: Presto, fuggi lontano e torna tardi. In altre parole, taglia la corda e stattene via più che puoi. È il clelebre "rimedio dei tre avverbi": "Presto, lontano, tardi". In latino: Cito, Longe, Tarde. CLT.


Fred Vargas, Parti in fretta e non tornare (Pars vite et reviens tard, 2001), "Stile libero noir", Einaudi, Torino, 2004, traduzione dal francese di Maurizia Balmelli e Margherita Botto, 330 pagine.


Aveva capito da tempo che le cose sono dotate di una vita segreta e perniciosa. [...], il mondo delle cose era indubbiamente carico di un'energia tutta concentrata a rompere le palle all'uomo. Il più insignificante errore di manipolazione offriva all'oggetto un'improvvisa libertà che, per quanto minima, innescava una serie di sciagure a catena in grado di coprire un'ampia gamma, dalla seccatura alla tragedia. Il tapppo che sfugge alle dita era, nella tonalità minore, un modello base. Perché un tappo caduto non rotola ai piedi dell'uomo, assolutamente no. Si acquatta dietro al fornello, malignamente, come il ragno in cerca di inacessibilità, scatendando per il suo predatore, l'Uomo, una sequenza di cimenti variabili: spostamento del fornello, rottura del tubo di gomma, caduta dell'utendile, scottatura. [...]
In questo modo le cose, animate da uno spirito di vendetta che traevano a buon diritto dalla loro condizione di schiavitù, riuscivano per brevi ma intensi attimi ad assoggettare l'uomo al loro larvato potere, a farlo torcere e strisciare come un cane, senza risparmiare né le donne Né i bambini. pp. 4-5

- Mi domando se a furia di fare lo sbirro, non stia diventando uno sbirro per davvero, - disse il commissario Adamsberg. p.29

Scrivere la prola Amore per lui era difficilissimo. La penna tracciava la "A", dopodiché si paralizzava sulla "m", troppo agitata per proseguire. Questa reticenza l'aveva a lungo incuriosito finché, a forza di averci a che fare, era riuscito a raggiunferneil cuore, o almeno così credeva. Amava l'amore. Ma non amava quello che l'amore comporta. Perché l'amore comporta delle cose, essendo utopico pensare di vivere solo ed esclusivamente a letto, non fosse che per due giorni. Tutta una spirale di cose, innescata da qualche idea vaga e soddisfatta di un baraccamento in cemento armato da cui l'amore non sarebbe fuggito mai più. Prima violento come un fuoco di paglia casuale sotto il cielo stellato, finiva la sua corsa tra quattro mura in fondo a un caminetto. pp.79-80

Finché guardiamo da lontano, tutto ci sembra sempre perfettamente in ordine. Appena ci avviciniamo e ci concediamo il tempo per osservare i dettagli, ci accorgiamo che la gente è tutta più o meno fuori di testa, in quella come in qualsiasi altra piazza, fuori e dentro questa squadra. p.128

- Chi dice credulità dice manipolazione, e chi dice, manipolazione dice calamità. È la piaga dell'umanità, ha fatto più morti lei di tutte le epidemie di peste messe insieme. p.197

- Sono cretini, gli incidenti, - gli disse. - Sempre molto cretini. E noi due abbiamo da fare un pezzo di strada insieme. Aspetteremo che torni, forse. Vero, palla? p.231

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sabato 24 luglio 2010

Il gioco delle tre carte



Marco Malvaldi, Il gioco delle tre carte, "La Memoria", 761, Sellerio, Palermo, 208 pagine.


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domenica 18 luglio 2010

Meccanica celeste

Maurizio Maggiani, Meccanica celeste, "I Narratori", Feltrinelli, Milano, 2010, 312 pagine.


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