sabato 26 gennaio 2013

Il cigno


Cigno, Islanda Estate 2012 (Paul Hobson)

Gudbergur Bergsson, Il cigno (Svanurrin, 1991), "Net. Narrativa", 145, Il Saggiatore, Milano, 2001, traduzione dall' islandese di Silvia Cosimini, 158 pagine.

Nel preciso istante in cui il pullman partì, la bambina cominciò a sentire la mancanza delle pietre e del mare, e la nostalgia si fece ancora più dolorosa quando giunsero dove cresceva l'erba, cantavano gli uccelli, scorreva il fiume e il sole splendeva sugli stagni e sulle paludi. p. 7

La bambina cominciò ad augurarsi che quella che stava percorrendo fosse una strada infinita, per non doverla mai lasciare e arrivare alla fattoria; sperò che la strada non conducesse da nessuna parte e che il suo viaggio fosse solo uno schizzo da disegno su un album... p. 16

L'eternità si svegliava solo di sera, sotto forma di nostalgia, quando gi altri si erano già addormentati. Perché l'eternità e la nostalgia sono compagne. Ed è la nostalgia che risveglia il senso del tempo, non la felicità. p. 69

L'estate nei tuoi occhi è come un sogno, il vento gioca nel tuo vestito anche se con le gambe riesci a tenerlo a bada... p. 94

Già, è uno di quei noiosi che non riescono a bere una goccia senza piangere tutte le loro lacrime. p. 132

A queste parole il bracciante nella sua immaginazione si trasformò in una nube di pioggia, un uomo che apparteneva al mondo della pioggia e non cessava mai di rovesciarsi se non per alcuni momenti... p. 132

E vide ancora una cosa che non riuscì a capire: vide il cigno bianco come neve volare davanti a lei, e pareva indicarle la strada. p. 155

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mercoledì 23 gennaio 2013

Buon compleanno Wanda June


Kurt Vonnegut, Buon compleanno Wanda June (Happy Birthday, Wanda June, 1970), Eleuthera, Milano, 1995, traduzione dall'inglese di Stefano Carducci e Alessandro Fambrini, 142 pagine.

Buonasera. Mi chiamo Penelope Ryan. Questa è una commedia alla buona in cui si parla di gente che ama uccidere e di gente che invece no. p. 19

Ciascuno di noi, stasera, è inutile agli altri. Domani è un altro giorno. p.77

Tutto ciò che la riguarda è un pluralis maiestatis. Se ne fa a meno, lei scompare. p.85

Mi sono mancato. p.142

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martedì 22 gennaio 2013

Killer sul velluto


Neill Graham alias Duncan W. Murdoch, Killer sul velluto (Killers are on velvet), "Experience. serie nera", Mattioli 1885, Fidenza, 2007, traduzione dall'inglese di Cecilia Mutti, 183 pagine.
Cominciò tutto un mercoledì. p. 9

Dopo poco, arrivò Bogardus. p. 183

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Mio zio il giaguaro



João Guimarães Rosa, Mio zio il giaguaro (Meu tio o iauaretê), "Prosa contemporanea", Guanda, Parma, 1999, traduzione dal portoghese e postfazione di Roberto Mulinacci, 83 pagine.

«Uhm? Eh-eh... sì. Gnorsì. An-han, volete entrare, potete entrare... » p. 7

«Hé... Aar-rran... Aaah... M'avete arrohoôu... Remuaci... Rêiucanacê... Araaan... Uhm... Uhi... Uhi... Uh... Uh... êeêê... êê... ê...» p. 74

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martedì 15 gennaio 2013

Il signor Calvino


Gonçalo M. Tavares, Il signor Calvino (O Senhor Calvino, 2005), "Prosa contemporanea", Guanda, Parma, 2007, traduzione dal portoghese e postfazione di Roberto Mulinacci, disegni di Rachel Caiano, 79 pagine.

Dall'alto di più di trenta piani, qualcuno lancia giù dalle finestre le scarpe di Calvino e la sua cravatta. p.9

La farfalla si posa sulla sua ombra come se questa fosse una superficie - un tappeto nero finissimo - e non un'illusione. p.11

Questo sistema, che volgarmente si chiamava palloncino, in fondo circondava con un sottile strato di lattice una piccolissima parte della totalità dell'aria del mondo. p. 16

Ma se dobbiamo ammirare la buona memoria del passero che vola esattamente come il suo antenato Archaeopteryx, d'altra parte possiamo anche criticarne la mancanza di evoluzione, effetto evidente dell'assenza di nuove idee. Chiamare conservatore qualcosa che vola nello stesso modo dell'Archaeopteryx non sembra, dunque, un insulto eccessivo. Passero conservatore! p.35

Per allenare i muscoli della pazienza il signor Calvino metteva un cucchiaio da caffè, piccolino, accanto a una pala gigante, pala utilizzata abitualmente in opere di ingegneria. Subito dopo, imponeva a se stesso un obiettivo non negoziabile: un mucchio di terra (50 chili di mondo) da trasportare dal punto A al punto B - punti situati a 15 metri di distanza l'uno dall'altro. L'enorme pala rimaneva sempre per terra, ferma, ma visibile. E Calvino utilizzava il minuscolo cucchiaino da caffè, tenendolo con tutti i muscoli disponibili, per eseguire il compito di trasportare il mucchio di terra da un punto all'altro. Con il cucchiaino ogni minimo pezzo di terra era come accarezzato dalla curiosità attenta del signor Calvino. p.47

La memoria non era un semplice magazzino di cose antiche di cui lui avesse la chiave. p. 57

Voleva andare diretto, senza deviazioni, in un posto dove si sentisse perduto. p.57

Passò in quel momento accanto a lui una coppia di innamorati, che tra il mordicchiarsi le labbra e il sussurrarsi parole a meno di un centimetro si divertivano in quello spazio minuscolo tra di loro, dove qualcuno, di sicuro, doveva aver costruito un parco di divertimenti, invisibile agli occhi degli altri. p.59

Era possibile passare un giorno intero a dire bugie, ma impossibile passarlo a dire la verità. Tutte le relazioni personali, sociali e tra nazioni sarebbero crollate. p.62

Era alla fine di Via Sevignon. p.70

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Quelli dalle mezze maniche


Georges Courteline, Quelli dalle mezze maniche (Messieurs les ronds-de-cuir), "gum", Mursia, Milano, 1991, traduzione dal francese di Teobaldo del Tanaro, 119 pagine.

All'angolo del boulevard Saint-Germain e della rue de Solférino, un reggimento di corazzieri, che ritornava al passo dalla Scuola Militare, costrinse Lahrier a fermarsi. p. 19

«Me ne infischio. Tanto il funerale era a spese dell'Amministrazione. Metterò in conto due vetture in più». p. 119

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giovedì 10 gennaio 2013

Pedro Paramo


Comala, 2011. Illustrazione di Manuel Martínez Soler dal suo blog

Juan Rulfo, Pedro Páramo ( Pedro Páramo, 1955), "L'Arcipelago Einaudi", 61, Einaudi, Torino, traduzione dallo spagnolo di Paolo Collo, 2004, 141 pagine.

Venni a Comala perché mi avevano detto che mio padre, un tal Pedro Páramo, abitava qui. p. 1

Come dice che si chiama il paese che si vede là in basso?
- Comala, signore.
- È sicuro che è già Comala?
- Certo, signore.
- E perché è tutto così triste?
- Sono i tempi, signore. p.4

- Lei conosce Pedro Páramo? - gli domandai.
Osai farlo perché nei suoi occhi vidi un barlume di confidenza.
- Chi è? - tornai a chiedergli.
- Un rancore vivente, - mi rispose. p.6

No, non era possibile calcolare la profondità del silenzio che quel grido aveva prodotto. Come se la terra si fosse svuotata della sua aria. Nessun suono; né quello del respiro, né quello del battito del cuore; come se si fosse fermato il rumore stesso della coscienza. E quando quella pausa terminò e tornai tranquillo, il grido tornò e continuò a udirsi per parecchio tempo: "lasciatemi per lo meno il diritto di scalciare che hanno gli impiccati!" p. 36

All'inizio dell'alba il giorno comincia a girare, a tratti; si sentono quasi i cardini della terra che girano arrugginiti; il vibrare di questa terra che ribalta la sua oscenità. pp. 123-124

Diede un colpo secco contro la terra e si sgretolò come se fosse un mucchio di pietre. p. 141

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