sabato 31 gennaio 2015

Acqua buia

Il fiume Sabine.
Joe R. Lansdale, Acqua Buia (Edge of Dark Water, 2012), "Stile libero. BIG", Einaudi, Torino,  traduzione dall'inglese di Luca Conti e Chiara Ujka, 2012.

La copertina

 
 

lunedì 26 gennaio 2015

I venti del tempo


Valles Marineris topographic view constructed from MOLA altimetry data. Image shows Coprates Chasma, with Melas Chasma at the top, Candor Chasma at top right, and part of Capri Chasma at the bottom

Robert Holdstock, I venti del tempo (Where time winds blow, 1981), "Urania", 1219, 28 Novembre 1993, Mondadori, Milano, Traduzione dall'inglese di Delio Zinoni.

La copertina








domenica 18 gennaio 2015

Amin Maalouf

Amin Maalouf (Beirut, 25 febbraio 1949)
Romanzi
1986, Leone l'Africano (Léon l'Africain)
1988, Samarcanda (Samarcande)
1991, Giardini di luce (Les Jardins de lumière)
1992, Il primo secolo dopo Beatrice (Le premier siècle après Béatrice)
1993, Col fucile del console d'Inghilterra (Le Rocher de Tanios), 1993
1996, Gli scali del Levante (Les Échelles du Levant)
2000, Il periplo di Baldassarre (Le Périple de Baldassare)
2012, I disorientati (Les Désorientés)

Saggi
1986, Le crociate viste dagli arabi (Les croisades vues par les Arabes)
1998, Identità (Les Identités meurtrières)
2004, Origini (Origines)
2009, Un mondo senza regole (Le Dérèglement du monde: Quand nos civilisations s’épuisent)

Christopher Moore

 
Christopher Moore (Toledo, Ohio 1957)

1987, Il karma del gatto (Our Lady of the Fishnet Stockings; Cat's Karma)
1992, La commedia degli Orrori aka Demoni. Istruzioni per l'uso (Practical Demonkeeping)
1994, Il ritorno del dio Coyote (Coyote Blue)
1995, Bloodsucking Fiends: A Love Story
1997, L'isola della sacerdotessa dell'amore (Island of the Sequined Love Nun)
1999, Sesso e lucertole a Melancholy Cove (The Lust Lizard of Melancholy Cove)
2002, Il Vangelo secondo Biff, amico di infanzia di Gesù (Lamb: The Gospel According to Biff, Christ's Childhood Pal)
2003, Fluke, or, I Know Why the Winged Whale Sings
2004, Uno stupido Angelo. Storia commovente di un Natale di terrore aka Tutta colpa dell'Angelo: Un'allegra favola di Natale (The Stupidest Angel: A Heartwarming Tale of Christmas Terror aka The Stupidest Angel: A Heartwarming Tale of Christmas Terror, v. 2.0)
2006, Un Lavoro Sporco (A Dirty Job)
2007, Suck! Una storia d'amore (You Suck: A Love Story)
2009, Fool (Fool , 2009)
2010, Bite Me: A Love Story
2012, Sacré Bleu (Sacré Bleu)
2013, The Serpent of Venice

Richard Brautigan

Richard Brautigan (1935-1984)
1964, Il generale immaginario (A Confederate General From Big Sur)
1967, Pesca alla trota in America (Trout Fishing in America)
1968, Zucchero di cocomero (In Watermelon Sugar)
1971, L'aborto. Una storia romantica aka La casa dei libri (The Abortion: An Historical Romance 1966)
1974, Il mostro degli Hawkline: Un western gotico (The Hawkline Monster: A Gothic Western)
1975, Willard e i suoi trofei di bowling (Willard and His Bowling Trophies: A Perverse Mystery)
1976, Sombrero Fallout: A Japanese Novel
1977, Sognando Babilonia (Dreaming of Babylon: A Private Eye Novel)
1980, 102 racconti zen (The Tokyo-Montana Express)
1982, American Dust: Prima che il vento si porti via tutto (So The Wind Won't Blow It All Away)
1994, Una donna senza fortuna (An Unfortunate Woman: A Journey)

sabato 17 gennaio 2015

La quinta stagione è l'inferno



Salvatore Niffoi, La quinta stagione è l'inferno, "Narratori", Feltrinelli, Milano, 2014, 144 pagine.

Dopo il ricovero delle capre e la mungitura giornaliera, il lavoro era finito e l’ozio era immenso, come una nuvola da tagliare a fette, che alla fine tornava a gonfiarsi di niente nel cielo.

Ai piedi dell’altopiano di Boboritzé, il tempo aveva un orologio primitivo, poteva essere un gabbiano che all’alba girava intorno alla montagna, che si tuffava in mare per rinfrescarsi e riprendeva a volare nella stessa direzione, senza fermarsi mai. Oppure un candelabro di verbasco che con la sua ombra segnava sull’erba secca il passaggio dalla frescura del mattino alla calura del primo pomeriggio.

l passato è un boia che non perdona, più lo fuggi e più affila la sua scure, e quando ti raggiunge non hai scampo. Il suo divertimento preferito è vederti correre per superare la tua ombra, che è anche la sua. Se poi te ne stai fermo a rimasticarlo, te lo senti dietro la schiena tra capo e collo, che taglia a filo, proprio come la lama di una scure.

 Hai mai visto morire qualcuno da vicino? Secondo me dovrebbero insegnarlo già nelle scuole elementari a morire, così uno non si fa illusioni e nella vita soffre meno, ci arriva allenato. Sei d’accordo? Te lo immagini il maestro che entra in classe e dice: “Bambini, oggi parliamo della morte e di come ci si prepara a morire. Tu, all’ultimo banco, come vorresti morire? Di ferro? D’acqua? Di fuoco? Di cancro? Di colpo o lentamente? Allora?”?

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I misteri di Pittsburgh

La locandina del film tratto, nel 2009, dal romanzo.

Michael Chabon, I misteri di Pittsburgh (The Mysteries of Pittsburgh, 1988), "La scala", Rizzoli, Milano, 2003 traduzione dall'inglese di Patrizia Bonomi.

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sabato 10 gennaio 2015

L'incontro

La corsa degli scalzi, Festa di San Salvatore, Cabras.

Michela Murgia, L'incontro, Einaudi, Torino, 2012.


Abbiamo giocato nella stessa strada.
È cosí che si diventa davvero fratelli a Crabas, che venire dalla stessa madre non ha mai reso parenti neanche i gatti. Benedetto sempre sia il rispetto per la carne della nostra carne, ma la strada e l’averci giocato insieme offre ai bambini una piú alta dimensione di parentela, che nemmeno da adulti sarà mai dimenticata.

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La deriva dei continenti


Russel Banks, La deriva dei continenti (Continental Drift, 1985), "Stile libero. Big",  Einaudi, Torino, traduzione dall'inglese di Paola Brusasco 2012.

È come se le creature che in questi anni vivono sul pianeta, gli esseri umani – a milioni in viaggio da soli e in famiglie, clan e tribú, talvolta come intere nazioni – fossero un sottosistema all’interno di uno piú grande di correnti e maree, di venti e condizioni climatiche, di continenti alla deriva e masse di terra in movimento che si sollevano, si scontrano, si spaccano. È come se le povere creature forcute che camminano, navigano e si muovono a dorso d’asino o di cammello, su furgoni, autobus e treni, da un’estremità all’altra di questa Terra, rispondessero tutte a forze naturali invisibili, come se fosse la gravità e non le guerre, le carestie o le inondazioni a farle scendere in rivoli dai villaggi di collina per raggrupparsi lungo le ampie sponde fangose del fiume piú a valle aspettando un passaggio su zattere che le portino al mare, e su barconi bucati al di là del mare, dove si raccoglieranno in mulinelli, riunendo le famiglie disperse e le loro poche cose per costruire case, tirar su i figli e tornare a moltiplicarsi. Mappiamo e misuriamo correnti a getto, modelli atmosferici, venti prevalenti, maree e profonde correnti oceaniche; tracciamo con esattezza scarpate, crepacci, fossati e crinali dove le placche della massa terrestre collidono; tracciamo e nominiamo le aree di influenza degli alisei sudorientali e nordorientali, dei westerlies dell’Atlantico, dei monsoni tropicali e delle calme equatoriali, dei mistral, del Santa Ana e del Canada High; conosciamo le correnti di Humboldt, della California e di Kuroshio sicché, avendole tracciate ed enumerate, possiamo osservare il pianeta e vedere che, fino al suo nucleo piú interno, la sfera inspira ed espira, si solleva e ricade, turbina e ruota in una bellissima e disciplinata danza a tempo. Invecchia e muore e rinasce costantemente attraverso il movimento, creandosi e ricreandosi come un uroburo, il serpente che si divora la coda.

In quest’epoca, all’inizio degli anni Ottanta, la maggior parte dei processi che avviene da millenni continua ad avvenire, alcuni in silenzio, lentamente, due dita per volta, chilometri sotto la superficie terrestre, altri con gran clamore, fumo e fuoco, rivoluzione, guerra e invasione, sulla superficie. Misuriamo il cambiamento geologico in millimetri per anno e, non avvertendo alcun movimento sotto i piedi, deduciamo che non è successo nulla. Analogamente, quando leggiamo i giornali e sentiamo al telegiornale della sera che c’è una rivoluzione in atto in Iran, una guerra in Iraq, soldati e carri armati stranieri in Afghanistan, poiché ogni giorno porta simili notizie in abbondanza, cancellando quelle del giorno prima – notizie sugli israeliani in Libano al posto dei reportage sui russi in Afghanistan, gli americani a Grenada al posto degli israeliani in Libano – anche qui deduciamo che non è successo nulla.

Il tasso metabolico della storia è troppo rapido per riuscire a studiarlo. È come se, seguendo il ciclo di vita – un giorno – di una singola effimera, perdessimo di vista la specie intera e il suo destino. Al tempo stesso, il tasso metabolico della geologia è troppo lento per riuscire a percepirlo, sicché, dalla nascita alla morte, ci sembra – presi come siamo dal battito del nostro singolo cuore di umani – che sul pianeta accada solo ciò che accade a noi personalmente, in privato, in segreto.

Se l’ostinata determinazione delle tribú somale che per trovare cibo, acqua e pace devono attraversare deserti e spesso perire lungo il cammino ci sembra prodigiosa, se gli afgani disposti a lasciare i loro villaggi e affrontare ghiaccio e neve e assassini sugli alti passi dell’Hindu Kush pur di non farsi sparare dalle milizie governative per aver dato rifugio una notte a qualche malconcio mujaheddin del posto, se la loro decisione di andarsene e ricominciare altrove ci sembra meravigliosa, e se la fuga di mezzo milione di contadini khmer affamati dalla Cambogia in Thailandia, dove ufficiali thailandesi comprensivi ma terrorizzati li respingono verso i luoghi in cui l’esercito vietnamita combatte ancora gli sparuti rimasugli del regime suicida di Pol Pot bruciando i pochi campi di riso rimasti, se quella incessante, inarrestabile determinazione ad andare a bussare alle porte della Thailandia finché qualcuno finalmente apre ci muove ad ammirazione, allora dobbiamo fare altrettanto. Dobbiamo attraversare deserti e spesso perire lungo il cammino, dobbiamo andarcene e ricominciare la nostra vita altrove e, quando arriviamo, dobbiamo continuare a bussare alla porta, gridando e battendo i pugni finché quelli che si ritrovano a fare i guardiani siano anch’essi mossi ad ammirazione e aprano. Il pianeta siamo noi, tanto quanto lo sono acqua terra fuoco aria, e se il pianeta sopravvive sarà solo grazie all’eroismo. Non eroismo sporadico, con qualche esempio straordinario qua e là, ma eroismo costante, sistematico, eroismo come principio dominante.

È solo dopo piú di un mese a Oleander Park, però, che Bob riesce a guardare fuori dal finestrino della macchina mentre va al lavoro e ad accorgersi dei laghi che lo circondano. È come se un passeggero su un autobus avesse letto un libro per ore e, chiudendolo, si guardasse intorno e si rendesse conto di essere nella stazione di una città sconosciuta circondato da sconosciuti. Pensava di essere solo, convinto che l’intimità del suo sogno corrispondesse alla realtà, e improvvisamente vede che il muro tutt’intorno, costruito per lui dalle sue paure e ansie, gli è molto vicino, mentre al di là del muro, per chilometri e chilometri fino all’orizzonte, si estende un mondo tutto nuovo.

I suoi desideri, quindi, gli rivelano il mondo. Le sue paure e ansie, le sue avversioni, lo oscurano.

[...] ma Eddie, come un prete poco istruito che cerchi di spiegare la messa, si fa vago e dogmatico [...]

Essere perduti vuol dire non essere in grado di tornare o di proseguire, ché non è il mondo a essere perduto, sei tu.

In un certo senso Vanise sa dove si trova. Solo che non sa dove si trova l’America. È su una spiaggia bianca dei Caraibi, c’è l’alta marea. Il vento soffia da est. Proprio davanti a lei c’è un viottolo che serpeggia nella boscaglia e, percorrendolo, scopre che porta a una strada lastricata di marna, bianco gesso ora che la luna è alta. Mentre cammina, la sua carta geografica si estende fino all’orizzonte, che continua ad arretrare in lontananza. La sua carta è una cosa vivente, che si attorciglia e si districa, si muove ondeggiando davanti a lei come una manta sfiora il fondo del mare. La sua mappa è un’evoluzione, il genere di mappa in cui devi continuare a muoverti se vuoi leggerla.

Uomini e donne cercano l’amore dell’Altro cosí da potersi lasciare alle spalle il vecchio sé, spaccato e logoro come una pelle di serpente dopo la muta, e tirarne fuori uno nuovo, pulito, lucente e scintillante di promesse e talenti mai avuti prima. Quando cerchi di conquistare l’amore di qualcuno che ti somiglia per sesso, carattere, cultura o tipo fisico, lo fai perché ami proprio quegli aspetti di te, ma quando cerchi l’amore di qualcuno diverso da te, è di te stesso che vuoi liberarti.

La marea sta salendo, lentamente, senza onde, come una vasca da bagno che si riempie [...]

Piú un uomo baratta la vita che conosce, quella davanti a sé, ricevuta per nascita e per gli incidenti e le casualità della giovinezza, piú la baratta con i sogni di una nuova vita, e meno potere ha.

Si scrivono libri – romanzi, racconti e poesie – infarciti di dettagli che tentano di spiegarci che cos’è il mondo, come se la nostra conoscenza di persone come Bob Dubois e Vanise e Claude Dorsinville servisse ad affrancare gente come loro. Non servirà. Conoscere i fatti della vita e della morte di Bob non cambia nulla nel mondo. Che noi celebriamo la sua vita e piangiamo la sua morte, tuttavia, lo farà. Gioia e lutto per la vita di altri, perfino vite del tutto inventate – anzi, soprattutto quelle – priverà il mondo di parte dell’ingordigia che gli occorre per continuare a essere sé stesso. Sabotaggio e sovversione, dunque, sono gli obiettivi di questo libro. Va’, mio libro, e contribuisci a distruggere il mondo cosí com’è.

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giovedì 1 gennaio 2015

Booklist 2014

  1. George R. R. Martin, I fuochi di Valyria
  2. George R. R. Martin, La danza dei draghi
  3. Elif Shafak, La casa dei quattro venti
  4. Elif Shafak, Latte nero*
  5. Christopher Moore, L'isola della sacerdotessa dell'amore
  6. Nicoletta Vallorani, Come una balena
  7. Diana Wynne Jones, Il castello errante di Howl
  8. Ian McEwan, Chesil Beach
  9. Alexander Key, L'incredibile ondata*
  10. Björn Larsson, L'ultima avventura del pirata Long John Silver
  11. Amélie Nothomb, Cosmetica del nemico*
  12. Arthur B. Reeve, Il dottore dei sogni
  13. Andrea Camilleri, Il sorriso di Angelica
  14. Christopher Moore, Il karma del gatto
  15. Philip Pullman, La bussola d'oro*
  16. Philip Pullman, La lama sottile*
  17. Philip Pullman, Il cannocchiale d'ambra*
  18. Patrick Dennis, Zia Mame
  19. Jonathan Franzen, Libertà*
  20. Diana Wynne Jones, Il castello in aria*
  21. Yas,ar Kemal, Guarda l'Eufrate rosso di sangue*
  22. Christopher Moore, La commedia degli orrori*
  23. Gianni Biondillo, I materiali del killer*
  24. José Saramago, Lucernario*
  25. Philip Pullman, Il rubino di fumo*
  26. Christopher Moore, Il ritorno del dio coyote*
  27. Philip Pullman, L'ombra del Nord*
  28. James Graham Ballard, Terra bruciata*
  29. Milena Agus, Mal di pietre*
  30. Joe R. Lansdale, La foresta*
  31. Andrea Camilleri, Una voce di notte
  32. Christopher Moore, Sacré Bleu
  33. Marcello Fois, Nel tempo di mezzo*
  34. James G. Ballard, Hello America*
  35. Amin Maalouf, I disorientati*
  36. Irwine Welsh, La vita sessuale delle gemelle siamesi*
  37. John Updike, Le streghe di Eastwick*
  38. Bruce Sterling, Oceano*
  39. Robert Holdstock, Un occhio nel paese dei ciechi*
  40. Philip Pullman, Il buon Gesù e il cattivo Cristo*
  41. Valerio Evangelisti, Il sole dell'avvenire vol. I*
  42. Marcello Fois, L'importanza dei luoghi comuni*
  43. Philip Pullman, Il Conte Karlstein*
  44. Milena Agus, Ali di Babbo*
  45. Buket Uzuner, Ada d'ambra
  46. Richard Brautigan, La casa dei libri
  47. Philip Pullman, La tigre nel pozzo*
  48. James G. Ballard, Il vento dal nulla*
  49. Massimo Carlotto, Respiro corto*
  50. Neil Gaiman, Odd e il gigante di ghiaccio*
  51. Elif Shafak,  La città ai confini del cielo*
  52. Daniel Alarcón, Radio città perduta*
  53. Stefano Benni, Pantera*