domenica 28 febbraio 2010

Stardust



Il mercato delle fate di Wall, illustrazione di Charles Vess

Neil Gaiman, Stardust (Stardust, 1999), "Oscar bestsellers", 1569, Mondadori, Milano, 2004, traduzione dall'inglese di Maurizio Bartocci, 248 pagine.


Pochi di noi hanno visto le stelle nel modo in cui le vedevano a quei tempi - le nostre città sono troppo illuminate di notte. Dal villaggio di Wall le stelle erano come una discesa di mondi o di idee, innumerevoli come gli alberi di una foresta o le foglie di un albero. p.48

Inevitabilmente trattenuti dal mondo.
Arriveremo quando ci vedrai.
p.244

la copertina















Illustrazione di Charles Vess



Il combattimento tra leone e unicorno, illustrazione di Charles Vess



Il villaggio di Wall, illustrazione di Charles Vess



la locandina del film





Il trailer del film




Bibliografia

* 1985, Ghastly beyond belief (Scritto con Kim Newman)
* 1988, Don't Panic: The Official Hitchhiker's Guide to the Galaxy Companion
* 1990, Buona Apocalisse a tutti! (Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch. scritto con Terry Pratchett)
* 1993, Angles and Visitations (racconti)
* 1996, Nessun dove (Neverwhere)
* 1997, Il giorno che scambiai mio padre per due pesci rossi (The day I swapped my dad for two goldfish, Illustrato da Dave McKean)
* 1997, On Cats and Dogs: Two Tales (racconti)
* 1998, Stardust (Stardust, Illustrato da Charles Vess)
* 1998, Smoke and mirrors (racconti)
* 2001, American gods (American gods, 2001)
* 2002, A walking tour of the shambles (scritto con Gene Wolfe)
* 2002, Le terre del sogno (Adventures in the Dream Trade a miscellany)
* 2002, Coraline (Coraline, Illustrato da Dave McKean )
* 2003, I lupi nei muri (The Wolves in the Walls, Libro illustrato, illustrazioni di Dave McKean)
* 2004, American Gods: The Monarch of the Glen (romanzo breve)
* 2005, I ragazzi di Anansi (Anansi boys)
* 2005, Mirrormask (Mirrormask: A Really Useful Book, Illustrato da Dave McKean)
* 2006, Fragile things (racconti)
* 2007, InterWorld (scritto con Michaels Reaves)
* 2007, Il cimitero senza lapidi e altre storie nere (M is for Magic, raccolta di racconti da Smoke and Mirrors, Fragile Things, Angels and Visitations, e due racconti inediti)
* 2007, Coraline and Other Stories (comprende Coraline e i racconti pubblicati in M is for Magic)
* 2008, Il figlio del cimitero (The Graveyard Book)
* 2008, Odd and the Frost Giants
* 2008, The Dangerous Alphabet (scritto con Gris Grimly)
* 2009, Blueberry Girl (Libro illustrato, illustrazioni di Charles Vess)
* 2009, Crazy Hair (Libro illustrato, illustrazioni di Dave McKean)

venerdì 26 febbraio 2010

Il mostro degli Hawkline



Richard Brautigan, Il mostro degli Hawkline. Un western gotico (The Hawkline Monster, 1974) ISBN, Milano, 2008, traduzione dall'inglese e cura di Enrico Monti, 204 pagine.

Greer e Cameron avevano un po' l'aria di quelli che sono sempre in grado di gestire ogni situazione con un minimo dispendio di forze e massimi risultati. Non avevavno l'aria da duri o cattivi. Sembravano piuttosto un tranquillo distillato di queste due qualità. p.11

La Central County è una grande contea rurale con comntagne a nord e a sud e un'immensa solitudine in mezzo. Le montagne erano piene di alberi e torrenti.
La solitudine si chiamava Dead Hills.
Le colline morte si estandevano per una cinquantina di chilometri. Erano migliaia di collinette: gialle e vuote in estate, con un sacco di cespugli di ginepro nelle valli e un po' di abeti qua e là, che si comportavano come pecorelle smarrite scappate dalle montagne e finite nelle Dead Hills e, una volta lì, incapaci di ritrovare la strada del ritorno.
... poveri alberi... p.23

"In questo hai ragione" disse Cameron. "Non è certo il solito tran tran. Cioè, non mi è mai capitato di scopare con un maggiordomo morto stecchito al piano di sotto".
"Non posso crederci" disse Miss Hawkline.
"È morto" disse Cameron. "Avete un maggiordomo morto in corridoio". p.112

La copertina









giovedì 25 febbraio 2010

Épépé




Ferenc Karinthy, Épépé (Epepe, 1998), "Intrecci, Voland, Roma, 2001, traduzione dall'ungherese di Agi Berta, 219 pagine.



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martedì 23 febbraio 2010

Il mondo conosciuto



The Old Plantation, Anonimo, 1790-1800, Abby Aldrich Rockefeller Folk Art Center, Williamsburg, Virginia

Edward P. Jones, Il mondo conosciuto (The Known World, 2003) "Tascabili, Best Seller", Bompiani, Milano, 2007, traduzione dall'inglese di Andrea Silvestri, 505 pagine.



Mildred si alzò. "Henry, perché?" disse. "Perché l'hai fatto?" Ritornò con la memoria al passato, al giorno in cui lei e suo marito gli avevavo spiegato tutto quello che doveva fare e tutto quello che non doveva fare. Non andare nel bosco senza dirlo a me o a tuo padre. Non mettere piede fuori di casa senza i certificati di libertà, non andare neanche fino al pozzo o al gabinetto. Di' le tue preghiere tutte le sere prima di andare a letto.
"Fare cosa, mamma? Cosa c'è che non va?"
Raccogli i mirtilli più vicini alla terra, figlio: sono i più dolci. Se un bianco ti dice che gli alberi parlano e ballano, tu di' che gliel'hai visto fare un sacco di volte: dagli sempre ragione. Non guardare quella gente negli occhi. Se vedi una donna bianca a cavallo che viene verso di te, vattene dalla strada e nasconditi dietro un albero: quanto più è brutta la donna, tanto più lontano devi andare, e tanto è più grosso dev'essere il tronco. Dopo aver spiegato tutto ciò al figlio aveva aggiunto: "Non sarai il padrone di un altro uomo, poichè un tempo anche tu hai avuto un padrone. Non tornare in Egitto dopo che Dio ti ha condotto fuori da lì."
"Non capisci cosa c'è di sbagliato, Henry?" chiese Augustus.
"Nessuno mi ha mai detto che era sbagliato."
"Che bisogno c'era che qualcuno te lo dicesse, figliolo?" disse Augustus. "Non hai gli occhi per vederlo da solo, anche senza che te lo si debba dire?" p.185

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domenica 21 febbraio 2010

L'uomo a rovescio



Cranio di canis lupus lycaon da Digimorph

Fred Vargas, L'uomo a rovescio (L'homme à l'envers, 1999) "Stile libero. Noir", Einaudi, Torino, 2008, traduzione dal francese di Yasmina Melaouah, 328 pagine.



Come tizzoni, ragazzo mio, sono come tizzoni, gli occhi del lupo, di notte. p.12

Lawrence non avrebbe mai immaginato di poter tremare per una ragazza così bruna, con i capelli dritti e neri, tagliati sulla nuca, somigliante a Cleopatra. In fin dei conti, pensava, la vecchia Cleopatra era morta da duemila anni eppure rimaneva ancora l'archetipo delle fiere ragazze brune con il naso dritto, il collo delicato, l'incarnato puro. Sì, bella tosta, la vecchia Cleopatra. p.14

Era un catalogo molto ricco, con inserti su. l'aria compressa, la saldatura, i ponteggi, il sollevamento e un sacco di allettanti rubriche del genere. Camille leggeva tutto, comprese le tavole più dettagliate quali Decespugliatore endotermico a due tempi - Asta di trasmissione fissa, antivibrazioni ed ergonomica - Accensione elettronica - Peso 5,6 k. Informazioni come queste, che i quei cataloghi abbondavano, le procuravano un vivo piacere intellettuale - capire l'oggetto, il suo congegno, la sua efficacia - oltre un'intensa soddisfazione lirica. A ciò si aggiungeva il sogno latente di risollevare tutti i problemi planetari con il Tornio combinato con fresa o la Chiave mandrino universale. Il catalogo era la speranza di contrastare tutti i casini della vita con la forza abbinata dell'astuzia. Speranza fallace, certo, ma comunque speranza. Sicché Camille attingeva la propria energia vitale a due fonti: la composizione musicale e il Catalogo dell'utensileria professionale. Dieci anni prima aveva fatto conto anche sull'amore, ma da allora aveva ridimensionato parecchio la vecchia solfa logoa dell'amore. L'amore ti mette le ali per segarti le gambe, perciò alla fine si rivela un bidone. Mentre per esempio un Cric idraulico10 tonnellate non era affatto un bidone.
Volendo semplificare, con l'amore se non ami uno, quello rimane, e se lo ami, se ne va. Un sistema semplice, privo di sorprese, che genera immancabilmente una gran noia o una catastofe. Il tutto per venti giorni di incantesimo, no, è proprio un bidone. L'amore che dura, l'amore che fonda, l'amore che fortifica, nobilita, santifica, purifica e ripara, insomma tutto quello che uno immagina dell'amore prima di averlo provato davvero, è una baggianata. p.53

Il commissario Adamsberg amava la solitudine in cui lasciar andare i pensieri alla deriva, verso il largo, ma amava anche le perosne, il moto delle persone, e si nutriva come una zanzara della loro presenza intorno a lui. p.85

Così Adamsberg cercava le idee: le aspettava, semplicemente. Quando una di esse veniva a galla sotto i suoi occhi, come un pesce morto che compariva a fior d'acqua, la raccoglieva e la esaminava, per vedere se aveva bisogno di quel articolo in quel momento, per vedere se presentava un qualche interesse. p.85

Adamsberg usava così il suo cervello, come un vasto mare fecondo nel quale hai riposto la tua fiducia ma che hai da tempo rinunciato ad assoggettare. p.86

Quando la poesia compare inaspettatamente nella vita, siamo stupiti, siamo incantati, ma poco dopo ci rendiamo conto che siamo stati presi per i fondelli che era un pacco, una fregatura. p.88

- Certe cose si impelagano per un sacco di pessimi motivi e non le puoi disimpelagare, nemmeno per un sacco di buoni motivi. p.135

- Interlock? Si chiama così? - domandò lei.
- L'ho preso a caso dal dizionario quando è nato, - spiegò Soliman. Interlock. Nome maschile. Macchina da maglieria. Indumento intimo tessuto con quella macchina. p.146

- Agli albori del mondo, - cominciò Soliman, - l'uomo aveva tre occhi.
-Oh minchia, - disse il Guarda - Non ci sfinire con le tue storie. Stai buono.
- Vedeva tutto, - continuò Soliman, imperturbabile. - Vedeva molto lontano, molto nitidiamente, vedeva la notte, e vedeva i colori che sono al di sotto del rosso e al di sopra del viola. Ma non vedeva nella mente della propria donna, e ciò rendva l'uomo assai malinconico e talora lo faceva ammattire. Perciò l'uomo andò a supplicare il dio della palude. Questi lo mise in guardia, ma l'uomo tanto lo supplicò che il dio, sfinito, accossentì al suo desiderio. Da quel giorno l'uomo ebbe solo due occhi e vide nella mante della propria donna. E cioò che vi scoprì lo stupì a tal punto che egli non vide più chiaro nel resto dell'universo. Per questo, oggi, gli uomini vedono male.
Camille si voltò verso Soliman, un po' sconcertata.
- Le inventa, - disse il Guarda in tono ostile e stanco.
- Inventa le sue maledette storie africane per spiegare il mondo. E non spiegano un bel niente.
- Va' a sapere, - disse Camille.
- Un bel niente, - ripete il Guarda. - Anzi, lo complicano. p.171

Provava diffidenza nei confronti di quel aggeggio, inadatto a comunicare qualunque situazione un po' delicata. Il telefono era pensato per la conversazione all'ingrosso e al mezzo grosso, di sicuro non per il dettaglio. p.202

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venerdì 19 febbraio 2010

Il castello nella foresta


Attrezzatura ottocenteca per l'apicultura da Johannes Riem, Johann Ernst Werner, Der praktische Bienenvater, Fleischer, Leipzig 1820.

Norman Mailer, Il castello nella foresta (The Castle in the Forest, 2007), "Stile Libero Big", Einaudi, Torino, 2008, traduzione dall'inglese di Giovanna Granato, 427 pagine.

Due interviste a Norman Mailer in occasione della pubblicazione italiana del libro; la prima di Maurizio Molinari uscita sulla Stampa e riportata da Carmilla e la seconda di Alessandra Farkas pubblicata sul Corriere della Sera.
La capacità di ignorare le cose disgustose ha sempre costituito la forza innata delle classi elevate p.231

Alle partei della casa si era attaccato un senso di tristezza incredibile. p.298

Gli ultimi sedimenti neri di miele esalavano un odore aspro come il catarro. p.298

Nella pietra del portale ad arco all'ingresso del monastero era incisa una gorssa svastica. Si trattava dello stemma araldico del precedente abaste di nome von Hagen, che nel 1850 era stato abate superiore, e von Hagen doveva aver apprezzato l'assonanza tra i due nomi. in tedesco croce uncinata si dice Hakenkreuz.
Ma, mi affretto ad aggiungere, non ricamiamoci troppo sopra. La svastica di von Hagen era un raffinato intaglio che non evocava in alcun modo le falangi destinate a marciare sotto quel simbolo. Intanto però, eccola lì, una croce uncinata. p.318

Rimane solo da speigare come mai ho scelto questo titolo: Il castello nella foresta. Se il lettore, dopo avermi seguito attraverso la nascita, l'infanzia e buona parte dell'adolescenza di Adolf Hitler, ora mi domandasse: - Dieter, dov'è il nesso con quello che hai scritto? È vero che nel tuo racconto la foresta compare spesso, ma il castello?
Risponderei che il Castello nella foresta è la traduzione di Das Waldschloss.
È questo il nome che i prigionieri avevavno dato qualche anno prima al campo appena liberato. p.425

A consentire a noi diavoli di sopravvivere è che abbiamo abbastanza buonsenso da capire che non esistono risposte... esistono solo domande. p.427

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venerdì 12 febbraio 2010

Ritorno a Baraule




Grosso genovese da 4 denari (ca. 1272), peso 1.37 g


Salvatore Niffoi, Ritorno a Baraule, "Fabula", 182, Adelphi, Milano, 2007, 199 pagine.



Le sue ossa devono tra le ossa del diavolo restare ataccate. p.84

Come mai da queste parti? Sta cercando qualcuno, qualcosa? Lei non ha la faccia né l'età di uno di quegli stranieri che cavalcano le onde del nostro mare con la tavoletta: cos'è un archeologo o un tombarolo? p.98

Beva tranquillo, che abbiamo già passato tutte le malattie e noi non abbiamo paura di quelle che può portare un forestiero! p.101

Carmine Pullana mangiava e ascoltava: ormai aveva capito che gli abitanti di Baraule erano gente strana, che prima di arrivare all'uovo dovevano girare intorno al pollaio e spennare tutte le galline. p.104

Dopo il bacio [...] ci buttammo sul letto a guardare la luna che giocava con una nuvola grassa e spugnosa. p.108

Da quando si era sverginata a quindici anni ..., teneva il conto degli uomini che l'avvano visitata. All'anno in cui andò da lei ... ne contava più dei visitatori del celebre sito archeologico di Sa Janna Burda. Tra affezionati e occsaionali, un esercito di più di centomila uomini le era salito addosso senza piegarla, senza cambiarle il carattere... p.118

La notte, poi, quasi non era notte: era una grigliata di cenere chiara che si spargeva leggera sui tetti di canne. Spliuuuushhh! p.123

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giovedì 11 febbraio 2010

Villaggi




Le Bain turc, Jean-Auguste-Dominique Ingres, 1862, olio su legno, Musée du Louvre, Paris



John Updike, Villaggi (Villages, 2004) "Narratori della Fenice", Guanda, Parma, 2007, traduzione dall'inglese di Silvia Piraccini, 301 pagine.


È ora di alzarsi e farsi carico di una giornata molto simile a quella di ieri, una giornata che il suo ottimismo animale dà per scontato sia la prima di una serie che si dipana all'infinito nel futuro, mentre il suo cerebro - ipetrofico nella specie Homo sapiens - sa che sarà una gionata in più di una risorsa limitata, in via di esaurimento. p.11

Come quella mattina dello sparo, Owen si girò dall'altra parte e si riaddormentò, lasciandosi scavalcare dai torrenti del dolore del mondo. p.22

... il libri erano una proliferazione mostruosa, un fungo di materia leggibile che incrostava ogni superficie. p.101

Non se la prende con la moglie per i suoi rimproveri, i suoi sbotti. Per lei è necessario che lui sia perfetto, altrimenti avrebbe commesso l'errore della sua vita. Ciascuno dei due ha comprqato l'altro a caro prezzo, con soldi non tutti suoi. p.118

Per loro si sentiva meno genitore che fratello, e questa leggerenza fraterna, un amore pervaso di disattenzioni e momenti di sadismo, nel bene e nel male caratterizzava la sua paternità. p.161

Tu mi chiedi perché la gente fa quello che fa. La gente non lo sa; sono cose che arrivano da zone più profonde del cervello. C'entrano i ferormoni e i vari comportamenti innati, come l'istinto di costruire un nido. Non hai mai guardato gli uccelli costruirsi un nido? Ti sei mai chiesto come fanno a costruirlo scegliendo i rametti giusti eccetera eccetera? Neanche loro lo sanno. p. 195

... la stessa speranza tribale che una vittoria significasse vittoria per sempre, nella grande partita della vita. p.248

Com'è bella, nuda al buio! Quanto poco gli uomini meritano la bellezza e la pietà delle donne! p.287

Alle tre del mattino, il nostro cervello si agita nell'io, nel tentativo di scappare da quella che, come sappiamo, è una nave che affonda. Ma uscire dall'io non è una pratica occidentale. Le pareti del cranio rimangono solide e noi ci rimaniamo improgionati dentro con le nostre paure. p.293

Uno dei ragazzi più grandi di lui, ai tempi di Willow, probabilmente Marty Nafzinger, che fece dell'argomento materia di stuidio, gli confidò questa perla di saggezza di villaggio: "Più una ragazza parla, più scopa. Bocca e figa" teorizzò Marty "sono collegate da un lungo nervo che scende per la spina dorsale". p296

La natura della donna è molto grande, intuì presto, tanto da cercare il sesso fra i pericoli del mondo, alla faccia dei tanti saggi impedimenti della società. La forza che divarica le gambe prevale sul pudore, sulla prudenza e sul buonsenso. Le donne scopano perché, come gli uomini, questa la sua conclusione provvisoria, sono intrappolate in un universo biologico dove le specie che non si moltiplicano scompaiono; le caratteristiche che si annidano nei sopravvissuti - lussuria, rapidità, astuzia, camuffamento - sono pregne di queste sparizioni, di queste innumerevoli morti. Il sesso è un delirio programmato che respinge la morte con la sostanza della morte stessa; è lo spazio nero fra le stelle dato alla sostanza dolce delle nostre vene e dei nostri orifizi. Le parti di noi che il comune senso del pudore chiama vergognose sono esaltate. Ci viene detto che risplendiamo, che siamo magnifici e che il corpo nudo a noi assegnato nel momento della nascita contiene tutte le risposte che un altro, l'altro, desidera, ora e per semre. p.299

Il passato di Owen è come un foglio di carta velina blu inchiostro tenuto vicino a una luce, così che i forellini che ci sono dentro si illuminano: queste stelle sono le donne che si sono fatte scopare da lui. p.300


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martedì 9 febbraio 2010

Acido Solforico




Venne il momento in cui la sofferenza altrui non li sfamò più: ne pretesero lo spettacolo
. p.9


Amélie Nothomb, Acido Solforico (Acide Sulfurique, 2005) "Le Fenici tascabili. Narrativa", 201, Guanda, Parma, 2009, traduzione dal francese di Monica Capuani, 131 pagine.


L'infelice che riesca a riempirsi il petto di un soffio di grandezza rialza la testa e smette di compatirsi. p.47

Rideva dell'assurdità di una simile affermazione: certo, sarebbe stato facile ssere Dio se il male non fosse esistito, ma allora non ci sarebbe stato neanche più bisogno di Dio. p.54

Il linguaggio ha più a che fare con l'estetica che con la pratica. Se volendo parlare di una rosa non si disponesse di alcun vocabolo, se ogni volta si dovesse dire "la cosa che sboccia a primavera e ha un buon profumo", l'elemento in questione sarebbe molto meno bello. E quando la parola è una parola di lusso, e cioè un nome, la sua missione è rilevare la bellezza. p.67

C'è un proverbio arabo che mi sembra pertinente: "Non arrenderti: ricshieresti di farlo un'ora prima del miracolo." p.87


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lunedì 8 febbraio 2010

L'opera struggente di un formidabile genio







Dave Eggers, L'opera struggente di un formidabile genio (A Heartbreaking Work of Staggering Genius, 2001) "Piccola Biblioteca Oscar", 282 , Mondadori, Milano, 2002, traduzione dall'inglese di Giuseppe Strazzeri, 369 pagine.



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