sabato 21 giugno 2014

Mal di pietre



Milena Agus, Mal di pietre, Nottetempo, Roma, 2006.
Nonna pensava che dipendesse dal mare e dal cielo blu, e dall’immensità che vedevi dai Bastioni, nel vento di maestrale, era tutto così infinito che non ci si poteva fermare alla propria piccola vita.

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Terra bruciata



James Graham Ballard, Terra bruciata (The Burning World, 1965 aka The Drought, 1965), "Urania", 417, 2 gennaio 1966, traduzione dall'inglese di Maria Benedetta De Castiglione.
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L'ombra del Nord


Philip Pullman, L'ombra del Nord (The Shadow in the North, 1986), Salani, Firenze, 2004, traduzione dall'inglese di Chiara Arnone.

Un timido sorriso le si affacciò in risposta sulle labbra, e subito passò, come un soffio di vento in un campo di grano.

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lunedì 2 giugno 2014

Il ritorno del dio coyote


Christopher Moore, Il ritorno del dio coyote (Coyote Blue, 1993), "Romanzo Sonzogno", Sonzogno, Milano, 1993, traduzione dall'inglese di Andrea Di Gregorio.

Prima che arrivasse la televisione, Samson non sapeva di essere povero. Ora, invece, trascorreva tutte le serate ammassato con il resto della sua famiglia nella stanza davanti a guardare gente che non conosceva fare cose che non capiva in luoghi che non avrebbe neppure potuto immaginare, mentre gli spot pubblicitari gli dicevano che lui avrebbe dovuto essere proprio come quella gente.

Oggi, invece, si svegliò tre ore dopo il sorgere del sole. Iniziò la giornata nella doccia, lavandosi i capelli con uno shampoo che garantiva di non essere finito negli occhi di un coniglietto e che devolveva il dieci per cento dei profitti al salvataggio delle balene. Si fece la barba con una spuma priva di cloro-fluorocarburi, e per questo utile alla salvaguardia della fascia d’ozono. Fece colazione con uova fecondate deposte da galline sessualmente soddisfatte che potevano razzolare ascoltando Brahms e con focacce fatte con grano cresciuto senza pesticidi, cosicché nessun guscio d’uovo d’aquila sarebbe stato indebolito dal suo spensierato consumo. Strapazzò le uova con margarina priva di olii tropicali e così difese la foresta pluviale, e aggiunse del latte proveniente da una confezione in carta riciclata prodotta da una piccola azienda familiare. Non aveva ancora finito di bere la seconda tazza di caffè che presumibilmente contribuiva all’istruzione del figlio di un povero coltivatore di nome Juan Valdez e Sam era sul punto di congratularsi con se stesso per aver salvato il mondo da solo, per il semplice fatto di alzarsi la mattina. Sarebbe rimasto sorpreso, comunque, se qualcuno gli avesse fatto notare che erano almeno due anni che non poggiava il piede su un una zolla erbosa.

Non sapeva nulla del machismo tipicamente latino che, tacitamente, non permetteva agli uomini di esprimere la propria malinconia fuorché nelle canzoni.

Sam lasciò l’ufficio sorridente e con passo leggero, e con la strana sensazione che i pezzi in cui era andata la sua vita, invece di ricomporsi, gli tintinnassero in tasca come campanelle di una slitta che annunci il Natale.

Quasi fosse cioccolata di un dio, pulirei la sua ombra con la lingua da un marciapiede bollente.

Sentendosi come un camaleonte che sia caduto in un bricco di caffè e rischi un’emorragia nel tentativo di diventare argenteo, Sam cercò disperatamente di trovare il saluto più appropriato...

Uno steccato di paletti bianchi intorno al caos.

Trovò due incavi in fondo alla schiena di lei, dove la luce del sole si era conservata e vi andò a vivere, lontano dal vento e dal frastuono.

Tutto era cambiato e nulla era cambiato. La sua vita era tornata alla normalità, ma la normalità non gli bastava più. Voleva la realtà.

«La collera è il modo degli dèi di farti sentire vivo.»

La speranza è a prova di proiettile, la verità è solo difficile da colpire.

Dio benedica l’archeologia. Dio benedica i musei. Dio benedica la conservazione dei reperti. Dio benedica l’America!
In quale altra nazione un rifiuto umano con la quarta elementare avrebbe potuto vivere in una casa di venti stanze con tanto di Corvette nuova in garage, indossare stivali di tartaruga da mille dollari e possedere un chilo di argento e di turchese in gioielli? E tutto grazie alla compravendita di spazzatura indiana. Dio benedica tutti gli antropologi teste d’uovo e cuori di tartaruga che hanno mai scritto un saggio o scavato un buco, per Giove!


Lasciate liberi i cani dell’ironia.

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