sabato 30 maggio 2009

Simonetta Perkins

La scena le fece venire in mente L'imbarco di Sant'Orsola: una visione di grandi speranze, avventure, bellezza e pompa all'alba del mondo. p.82


Claude Lorrain (1600-1682), Port avec l'embarquement de saint Ursule (1641) National Gallery, Londra.


Leslie Poles Hartley, Simonetta Perkins (Simonetta Perkins, 1925, "Narrativa", Nottetempo, Roma, 2008, traduzione dall'inglese di Sergio Parussa, 119 pagine.

Che posto possono occupare oggi i dubbi morali e i discorsi sulla convenienza di una giovane americana che crede di essere innamorata di un gondoliere veneziano ? Lavinia Johnstone, giovane ereditiera appartenente alla "aristocrazia" americana di Boston, in vacanza a Venezia con sua madre, si innamora di un gondoliere, Emilio.
La scrittura elegante di Hartley accompagna i dubbi di Lavinia e fa rimpiangere che l'autore non abbia scelto di raccontare la storia della sua amicizia amorosa per un gondoliere celandola dietro quella fittizia di Lavinia e Simonetta Perkins...

Fu l'impiegato al banco a indicarle il modo e lo fece del tutto involontariamente, perché in tutta la sua vita non aveva mai aiutato nessuno di sua volontà. p.61

Be', non c'è morale che si possa trarre da tutta questa faccenda eccetto che nessuno dovrebbe far mostra della propria malvagità; è come se il poterla osservare da fuori ne attenuasse lo splendore. p.65

Mi sento come un'ombra nera che si profila contro la luce di un tramonto, e quel nero è la mia volontà. Nel complesso ne ho troppa. p.88

È pericoloso ragionare per analogie; le metafore nascondono la verità. p.92

Mi sono fatta il deserto intorno e l'ho chiamato pace. p.104

Se ricordavano la propria discendenza - e della sua, Lavinia ricordava a memmoria ogni generazione - lo facevano per ragioni storiche, non personali.
La geneologia era materia nota a tutti: era un legame che li univa, non un modello su cui misurare l'inferiorità degli altri. p.110

La copertina





giovedì 28 maggio 2009

Un dolce odore di morte

Guillermo Arriaga, Un dolce odore di morte (Un dulce olor a muerte, 1994), "Le strade", 94, Fazi, Roma, 2005, traduzione dallo spagnolo di Stefano Tummolini, 184 pagine.

[coming soon...]

Un luogo senza tempo

Doris Lessing, Un luogo senza tempo (The Making of the Representative for Planet 8, 1982), "Collezione Vintage", Fanucci, Roma, 2008, introduzione di Oriana Palusci, Postfazione di Doris Lessing, traduzione dall'inglese di Annalisa Di Liddo, 203 pagine.

[coming soon...]

lunedì 25 maggio 2009

Capitano Alatriste

Arturo Pérez-Reverte, Capitano Alatriste (El Capitan Alatriste, 1996), Marco Tropea Editore, Milano, 2001, traduzione dallo spagnolo di Roberta Bovaia, 214 pagine.

[coming soon...]

giovedì 21 maggio 2009

L'eleganza del riccio

Muriel Barbery, L'eleganza del riccio (L'élégance du hérisson, 2006) "Dal mondo", edizioni e/o, Roma, 2007, traduzione dal francese di Emanuelle Caillat e Cinzia Poli, 320 pagine.

[coming soon...]

venerdì 15 maggio 2009

Big Fish




Daniel Wallace, Big Fish (Big Fish: A Novel of Mythic Proportions, 1998), "Tascabili. Narrativa", 42, Il Saggiatore, Milano, 2008, traduzione dall'inglese di Silvia Lalia, 188 pagine.

[coming soon...]

Il giorno in cui nacque lui, le cose cambiarono.
Il Marito divenne Padre, la Moglie divenne Mamma.
Il giorno in cui Edward Bloom nacque, venne la pioggia. p.14

Era un vero asso, anche allora. Un pesce grosso come diceva lui. p.20

Un pesce grosso in un grosso stagno... questo volevo essere. L'ho sempre voluto, fin dal primo giorno. p.29

Guardandomi negli occhi vide un grande vuoto, un desiderio di essere colmato. Il suo compito di padre sarebbe stato questo: colmarmi. p.130

No, era la sua storia, la storia della sua vita adulta che si stendeva davanti a lui come un paesaggio e lui mi portava li, mi prendeva in braccio in modo che potessi vedere meglio e mi diceva:«Un giorno, figliolo, tutto questo sarà tuo». p.132

La copertina







giovedì 14 maggio 2009

La moglie di Joza

Kvĕta Legátová, La moglie di Joza (Jozova Hanule, 2002), "narrativa", Nottetempo, Roma, 2007, traduzione dal ceco di Raffaella Belletti, 193 pagine.

[coming soon...]


La copertina





martedì 12 maggio 2009

L'isola di cemento




Lo svincolo di Westway, Londra


James Graham Ballard, L'isola di cemento (Concrete Island, 1974), "Universale Economica Feltrinelli", 1935, Feltrinelli, Milano, 2007, traduzione dall'inglese di Massimo Bocchiola, 155 pagine.

Secondo capitolo della trilogia del 'urban disaster', si colloca, anche tematicamente, a metà tra Crash e High Rise (Il condominio). Alcune delle tematiche proprie di Ballard tornano anche in questo libro che però costituisce un momento piuttosto isolato nella sua produzione. L'idea è affascinante, un architetto esce di strada per eccesso di velocità e la sua Jaguar (naturalmente...) si trova scagliata nell'intersezione inacessibile di uno svincolo autostradale.
I suoi sforzi per chiedere aiuto incontrano l'indifferenza degli automobilisti e Robert Maitland, dopo un primo momento di scoramento, inizia ad esplorare lo spazio circostante, scoprendo che quello che sembra una zona anonima nel punto di incontro di tre autostrade è, in realtà, quello che resta di un quartiere degli inizi del secolo con cinema, cimiteri e rifugi antiaerei. Maitland, proseguendo nella sua ricerca, incontra anche gli abitanti dell'isola, suoi compagni di naufragio. Verso la fine del romanzo la trasfigurazione dello spazio fisico in dimensione esistenziale diventa completo.
Su Ballardian.com è disponibile un interessante studio sullo spazio geografico reale che ha ispirato Ballard nella stesura del romanzo.

Le cose stavano proprio così: quella zona di terreno incolto racchiusa nell'intersezione fra le tre autostrade era letteralmente un'isola deserta. p.31

L'immagine di un individuo storpio e infangato che baluginava distorta nel cofano del baule corrispondeva fedelmente alla sua condizione in quell'isola. Era prigioniero di un labirinto di cemento, praticamente inabile e senza risorse. p.34

La superficie dell'isola era decisamente irregolare. L'erba ammantava tutto, sollevandosi e ricadendo come le onde di un mare capriccioso. Lungo l'asse centrale correva un ampio avvallamento, che rivelava il tracciato di un vecchio vale di quartiere. Da entrambi i lati, l'erba cresciuta sulle sporgenze e sui parapetti aveva cancellato le strade secondarie. p.37

Guardò disperato l'isola, con le sue deserte scarpate autostradali. Era ancora intrappolato nella macchina, per caso?
Forse l'isola non era che una dilatazione della Jaguar; ed era stato il suo delirio a trasformare il parabrezza e i finestrini in quei terrapieni... p.60

Parlò ad alta voce, come un prete che celebri l'eucarestia del proprio corpo.
"Io sono l'isola."
L'aria versò ka sua luce. p.63

Cominciava a non sentire più alcun vero bisogno di abbandonare l'isola, e tanto bastava a confermargli il suo dominio su di essa. p.154

La Copertina










sabato 9 maggio 2009

Zeroville




La locandina di Un posto al Sole (A Place in the Sun), 1951

Steve Erickson, Zeroville (Zeroville, 2007), "Narratori Stranieri", Bompiani, Milano, 2008, traduzione dall'inglese di Simona Vinci, postfazione e cura di Simona Vinci in collaborazione con Andrea Bruni, 413 pagine.

Vikar o Isaac Jerome o il "Vicario" come l'ha soprannominato il suo amico "Vichingo" (che altri non è se non il regista John Milius autore, tra l'altro, di Un mercoledì da leoni e di Conan il barbaro..) ha la testa rasata e le figure di Montgomery Clift ed Elizabeth Taylor in Un Posto al Sole tatuate sul cranio. Si muove per le strade di Hollywood in un modo che ricorda vagamente quello di alcuni dei personaggi di Fante ma con più fortuna e meno lucidità. Vikar è un cineautistico e tutto il libro di Erickson è un tributo al cinema. Ma il romanzo non si esaurisce in un complesso gioco di citazioni da iniziati e la vicenda umana di Vikar, surreale con un film di Buñuel, inchioda il lettore alle pagine, lo ipnotizza fino all'ultima pagina. Perché la vita di Vikar è un film, perché il cinema e le storie che racconta e ha raccontato, secondo Erickson, sono parte integrante della nostra formazione, anche se non le perecepiamo come tali. Le immagini si imprimono nella nostra mente, come schegge subliminali, entrano nei sogni e li alimentano fino a che non si riesce più a distinguere, tra la vita e un film, chi abbia influenzato chi.

La testa rasata di Vikar è tatuata su un lobo destro e su uno sinstro del cranio. Un lobo è occupato dal primo piano ravvicinato di Elizabeth Taylor l'altro da quello di Montgomery Clift, i volti che quasi si sfiorano, le labbra che quasi si sfiorano, l'uno tra le braccia dell'altro su un terazzo, le due person più belle della storia del cinema, lei la versione femminile di lui e lui quella mschile di lei. p.7

"Vicario," dice il Vichingo, "qui ci sono cinquecento film. Se non ce n'è almeno uo che piace a tutti due, uno di noi due è l'Anticristo" p.66

"Chi è che pensa di aver fatto tutto quel che poteva fare, quando muore qualcuno?"
"Avrei dovuto chiamarla" p.259

[...] e Agente Lemmy Caution, missione Alphaville di Godard, nel quale l'investigatore privato Eddie Constantine urla, "Questa non è Alphaville, è Zeroville!" p.374

"Ti sembra di aver insudiciato il momento con una cosa mielosa, Zulu? A volte la gente nei film dice delle cose non solo perché suona mieloso al punto gisto, ma perché sarebbe davvero la cosa che la gente direbe anche nella vita se non avesse paura di risultare mielosa." p.393

** Playlist **

01. Prelude and The Sound of Music - Julie Andrews 2:46
02. Written On The Wind - Roger Daltrey 3:20
03. I Wanna Be Your Dog - Iggy Pop 3:09
04. I Want to Take You Higher - Sly & the Family Stone 5:24
05. In A Silent Way (Rehearsal) - Miles Davis 5:27
06. Now, Voyager - Max Steiner 5:57
07. A Song For Europe - Roxy Music 5:54
08. The Prettiest Star - David Bowie 3:14
09. Hyacinth House - The Doors 3:11
10. Pinhead - Ramones 2:44
11. The Passenger - Iggy Pop 4:43
12. The Right Profile - The Clash 3:54
13. Aerosol Burns - Various Artists 1:59
14. Germ Free Adolescents - X-Ray Spex 3:13
15. Shadowplay - Joy Division 3:54
16. A Place in The Sun - Franz Waxman 8:35 [bonus track]

01. Mentre guarda i burroni dalla finestra del suo appartamento sulla segreta Pauline Boulevard, Vikar non riesce a scacciare, non importa quanto ci provi, il refrain del film, che continua a girargli in testa. Le colline sono vive, e ha un brivido, al suono della musica. p.31

02. In Come le foglie al vento, i Four Aces cantano una dolce canzone d'amore su di un Robert Stack ubriaco, che sbanda per le strade con la sua Spider, ossessionato dall'idea di essere sterile, mentre quella ninfomane di sua sorella, Dorothy Malone, se ne sta seduta in una grande villa ad accarezzare la replica in oro di una trivella per il petrolio. p.34

03. A volte, tra tutta la musica della radio sente qualcosa di bello.

Now I'm ready to feel your hand
And lose my heart on the burning sand
Now I want to be your dog.
p.34

04-05. "A me quella merda di motivetti hippy fa schifo, " dice il ladro. "Be, Sly è un hippy, ma è un fratello. I want to take you higher."
"Sembra che parli di droga."
"Io sono per il bebop. Bird, Mingus, Miles. In a Silent Way. Anche qualcuno dei vecchietti. Ben Wenster, Jhonny Hodges." p.37

06. "Mi piace la musica , in Perdutamente tua. La musica in Perdutamente tua e poi quella canzone che parla del cane."
"Ti ho detto che non voglio neanche sentirti parlare di canzoni del genere". (47) p.38

07. Anche se cerca di resistere, preferisce la musica da drag queen a quella dei country-cowboy:

Queste città potranno anche cambiare, ma rimarrà sempre
la mia ossessione
Su acque vellutate la mia gondola scivola e il ponte,
sospira
Ricordo tutti qei momenti a fantasticare che non ritorneranno più...
Jamais, Jamais!
p.124

08. "Questa è la più bella." Alza il volume della radio.

Staying Back in your memory
Are the movies of the past


E Vikar guarda di nuovo la custodia della cassetta, "Mi piacciono le canzoni sui film, " dice.
Lei dice, "A me dei film non me ne importa niente, mi piace la musica."
"Tutti quanti a Hollywood," dice, "preferiscono la musica ai film." p.126

09. Dalla radio arriva una canzone - What Are They Doing in the Hyacint House? - di una vecchia band di Los Angeles il cui cantante morì a Parigi; p.144

10. GABBA, GABBA HEY, dice la sua maglietta. p.182

11. Vista dall'autobus, la luccicante limousine nera su La Cienaga riflete la città come pezzi di una notte traforata che cercano di rimettersi assieme. I'm the passenger, suona la radio, and I ride and I ride, e non è la colonna sonora di un film di Antonioni, ma è la vita di vikar, e lui non sa neanche che è dello stesso cantante che cantava la canzone del cane. p.262

12. Alla radio, una band ingese canta una canzone su Montgomery Clift.

I see a car smashed at night
Cut the applause and dim the light
Monty's face broken on a wheel
Is he alive? Can he still feel?


E metre ascolta la canzone, Vikar sta davanti alla finestra dell'ultimo piano della sua casa a guardare la notte, il suo riflesso nel vetro, Elizabeth Taylor e Montgomery Clift che ondeggiano sopra la città nella luminesceza dorata della lampada accesa. p. 283

13-14.Può anche essere che sia grande quanto l'album X o Aerosol Burns o Germ Free Adolscents." p.322

15. C'è una canzone che arriva da una sorgente che non riesce a identificare o a trovare

To the center of the city where all roads meet,
waiting for you
To the depths of the ocean where all hopes sink,
searching for you
p.377

La copertina





martedì 5 maggio 2009

Si chiama Violante





Villaputzu: la chiesa di San Nicola di Quirra e sullo sfondo il castello (spexi.eu)

Rossana Copez, Si chiama Violante, "Tascabili. Narrativa", Il Maestrale, Nuoro, 2007, 174 pagine.

Il libro racconta della prima Contessa di Quirra, Donna Violante Carroz catapultata, per ordine reale, dalla corte barcellonese, nei suoi possedimenti nella Sardegna catalana del XIV secolo per fronteggiare, donna contro donna, la giudicessa Eleonora d'Arborea. Se la protagonista del romanzo riuscirà, infine, nell'intento di non mischiarsi nell'esercizio del potere e a scomparire come una jana non altrettanta fortuna avrà la sua succeditrice, omonima, che passerà alla storia come la "sanguinaria".
Breve storia intima ed onirica che parla della stessa terra e della stesse genti narrate da Atzeni.

Era in un dolce settembre e il mare profumava come mai aveva saputo. Penetrante, eccitante, che portava d'istinto a tirar su col naso, a inspirare senza sosta. Per non perderlo, per rubarlo agli altri... p.12

... le chiese, sono gremite di anime dei morti. Si sa da sempre che si deve lasciare libero il passaggio centrale che porta veso l'altare, perché "quello" è il loro spazio, e non ci si deve sostare perché non bisognamai disturbare l'ingresso delle anime alla chiesa. p.31

I sardi, da tante generazioni oramai,non vanno per mare. Forse perché ci sono gli stagni e il pesce è abbondante, e si pesa senza bisogno di affrontare tempeste e Saraceni. Iddio, evidentemente, vuole preservare questa nostra razza: non permette che si arrischi tra le onde. p.109

La copertina

Foto di Franco Stefano Ruju, Grafica Nino Mele


lunedì 4 maggio 2009

Gli uomini delfino





Uno shabono, abitazione collettiva degli Yanomamö

Torsten Krol, Gli uomini delfino (The Dolphin People, 2006), ISBN, Milano, 2009, traduzione dall'inglese di Francesco Pacifico, 297 pagine.

[coming soon...]

Le copertine

Isbn, 2009



La terza di copertina, illustrazione di Felix Petruška




Atlantic Books, 2006




domenica 3 maggio 2009

Mele bianche




Sonia King, Riverscape Mosaic Detail, 1999

Jonathan Carroll, Mele bianche (White Apples, 2002), "Tascabili", 104, Fazi, Roma, 2007, traduzione di Lucia Olivieri, 297 pagine.

Vincent Ettrich è morto di cancro, ma non lo ricorda e continua a vivere la sua solita vita. L'incontro con Coco, una bionda misteriosa, lo catapulta in una dimensione surreale in cui scopre di essere stato riportato indietro da una sorta di purgatorio dalla sua amata, Isabelle, per cui ha lasciato la moglie e da cui aspetta un figlio, Anjo, che dovrà salvare dal Caos per ricomporre il mosaico, che è poi Dio.
La storia di Mele bianche, riassunta, non rende neanche lontanamente le concatenazioni, i personaggi e la cosmogonia che Carroll ha inventato per questa prima puntata di un nuovo ciclo di romanzi...


«Il mare?».
«Si, il mare, l'oceano». C'era un bicchiere d'acqua sul comodino, lo prese in mano. «La maggior parte delle donne che ho conosciuto sono come questo bicchiere d'acqua. Tu sei il mare». p.46

[...] la curiosità di Ettrich nei confronti delle donne era autentica, il suo interesse in qulunque cosa dicessero sincero. Il fatto poi che desiderasse anche portarsele a letto, quelle donne cui dedicava tanta attenzione, era un altro paio di maniche. La maggior parte degli umonimi che Ettrich conosceva consideravano le donne una sfida, per lui erano una fonte inesauribile di meraviglie. p.47

La memoria è un intricato groviglio di interconnessioni e di fili attorcigliati come una matassa di lana nella cuccia di un gatto. Se provi a seguire uno di quei fili ti accorgerai che alla fine, dopo un gran numero di giri, ritorni al punto di partenza. p.158

«Perché gli zoo sono luoghi sacri, Vincent [...] »
«Sacri ? In che senso?»
«Gli animali sono sulla terra per proteggere l'umanità. Un luogo in cui ce ne sono così tanti tutti insieme è un luogo in cui gli uomini possono trovare protezione e sicurezza. Non potrà mai accadere nulla di male in uno zoo».
«Che sciocchezza! Qui un anno fa un leone ha divorato un bambino che si era avvicinato troppo alla sua gabbia».
«Perché l'aveva provocato. Non esaperare mai chi ti deve proteggere: regola numero uno. Ti potrei illustrare decine di esempi di bambini finiti dentro una gabbia che sono stati soccorsi dagli animali feroci che ci vivevano». p.184-5

La vita è troppo ingiusta, troppo poco chiara e incoerente rispetto a quello che vuole da noi ed è pronta a darci incambio. Questa era una delle cose più importanti che l'anziana signora aveva imparato sulla morte: la vita esige sempre qualcosa da noi. Se non ce l'hai, o non gliela vuoi accordarem allora quella ti mette il broncio e smette di avere cura di te. p.255-6

*** Playlist ***

01. Arthur Prysock, Someone to Watch Over Me 2:55 (The Complete George Gershwin Songbook, 1994)
02. The Queen, Another One Bites the Dust 3:32 (The Game, 1980)
03. Chris Botti, Midnight Without You (Midnight Without You, 1997)
04. Dead Kennedys, Viva Las Vegas 2:36 (Fresh Fruit For Rotting Vegetables, 1980)
05. Elvis Presley, Suspicious Minds 4:30 (Suspicious Minds, 1969)
06. Barry Manilow, Mandy 3:22 (Barry Manilow II, 1974)
07. The Beatles, Get Back 3:08 (Leti it Be, 1970)
08. John Coltrane, My Favorite Things 13:42 (My Favorite Things, 1960)
09. Leonard Cohen, A Thousand Kisses Deep 6:29 (Ten New Songs, 2001)

«Sono qui per far si che tu non smarrisca la strada. Sono il tuo angelo custode», canticchiò un verso di Someone to Watch Over Me. «Sono tutto quello che ti ho detto e niente di tutto ciò. Sono qui per aiutarti ad attraversare questo labirinto, Vincent». p.35

Mentre passava davanti a un bar, la porta si aprì improvvisamente e ne uscirono tre ragazzi corpulenti con un berretto da baseball calato sulla fronte, accompagnati dal ritmo di Another One Bites the Dust dei Queen. Le note del basso gli rimasero in mente per tutto il resto del tempo. p.56

Il mese scorso mentre ascoltava la radio aveva sentito Midnight Without You dei Blue Nile. Grazie al cielo era solo, perché dopo qualche secondo di quella bizzarra canzone sulla fine di un amore l'aveva fatto letteralmente sciogliere in lacrime. p.101

La musica era alta. Elvis cantava Viva Las Vegas. p.214

Il barbiere coi baffi mise su un altro CD. Ancora Elvis: Suspicious Minds.
«Di nuovo Elvis, cazzo. Non si può venire qui senza sbattere tutto il tempo Elvis?»
«Nel mio negozio, la mia musica».p.216

Continuò a guardarsi intorno fischiettando tutta una serie di canzoni di Barry Manilow. Oh Mandy era la più ricorrente. p.232

Poco dopo, da quella stessa direzione gli giunsero alcune note. Erano i Beatles che cantavano Get Back. Rimase ad ascoltare per un po' senza riuscire a fare a meno di canticchiare qualche parola. p.253

Iniziò a fischiettare tra sé My Favourite Things di The Sound of Music (un'altra cosa che adorava erano i musical) mentre attraversava il parcheggio nella direzione indicata dalle due ragazzine. p.285

Isabelle cominciò a canticchiare sommessamente A Thousand Kisses Deep di Leonard Cohen. Anche a Vincent piaceva quella canzone: stringendogli la mano immobile, Isabelle fece finta chela stessero ascoltando insieme. p.297

La copertina dell'edizione Fazi Tascabili,2007 Clockwork Aplle, 2003 M.C., art director Maurizio Ceccato



La copertina dell'edizione Fazi, "Lain", 2003



Alcune copertine dell'edizioni estere dal sito di Jonathan Carroll