domenica 3 maggio 2009

Mele bianche




Sonia King, Riverscape Mosaic Detail, 1999

Jonathan Carroll, Mele bianche (White Apples, 2002), "Tascabili", 104, Fazi, Roma, 2007, traduzione di Lucia Olivieri, 297 pagine.

Vincent Ettrich è morto di cancro, ma non lo ricorda e continua a vivere la sua solita vita. L'incontro con Coco, una bionda misteriosa, lo catapulta in una dimensione surreale in cui scopre di essere stato riportato indietro da una sorta di purgatorio dalla sua amata, Isabelle, per cui ha lasciato la moglie e da cui aspetta un figlio, Anjo, che dovrà salvare dal Caos per ricomporre il mosaico, che è poi Dio.
La storia di Mele bianche, riassunta, non rende neanche lontanamente le concatenazioni, i personaggi e la cosmogonia che Carroll ha inventato per questa prima puntata di un nuovo ciclo di romanzi...


«Il mare?».
«Si, il mare, l'oceano». C'era un bicchiere d'acqua sul comodino, lo prese in mano. «La maggior parte delle donne che ho conosciuto sono come questo bicchiere d'acqua. Tu sei il mare». p.46

[...] la curiosità di Ettrich nei confronti delle donne era autentica, il suo interesse in qulunque cosa dicessero sincero. Il fatto poi che desiderasse anche portarsele a letto, quelle donne cui dedicava tanta attenzione, era un altro paio di maniche. La maggior parte degli umonimi che Ettrich conosceva consideravano le donne una sfida, per lui erano una fonte inesauribile di meraviglie. p.47

La memoria è un intricato groviglio di interconnessioni e di fili attorcigliati come una matassa di lana nella cuccia di un gatto. Se provi a seguire uno di quei fili ti accorgerai che alla fine, dopo un gran numero di giri, ritorni al punto di partenza. p.158

«Perché gli zoo sono luoghi sacri, Vincent [...] »
«Sacri ? In che senso?»
«Gli animali sono sulla terra per proteggere l'umanità. Un luogo in cui ce ne sono così tanti tutti insieme è un luogo in cui gli uomini possono trovare protezione e sicurezza. Non potrà mai accadere nulla di male in uno zoo».
«Che sciocchezza! Qui un anno fa un leone ha divorato un bambino che si era avvicinato troppo alla sua gabbia».
«Perché l'aveva provocato. Non esaperare mai chi ti deve proteggere: regola numero uno. Ti potrei illustrare decine di esempi di bambini finiti dentro una gabbia che sono stati soccorsi dagli animali feroci che ci vivevano». p.184-5

La vita è troppo ingiusta, troppo poco chiara e incoerente rispetto a quello che vuole da noi ed è pronta a darci incambio. Questa era una delle cose più importanti che l'anziana signora aveva imparato sulla morte: la vita esige sempre qualcosa da noi. Se non ce l'hai, o non gliela vuoi accordarem allora quella ti mette il broncio e smette di avere cura di te. p.255-6

*** Playlist ***

01. Arthur Prysock, Someone to Watch Over Me 2:55 (The Complete George Gershwin Songbook, 1994)
02. The Queen, Another One Bites the Dust 3:32 (The Game, 1980)
03. Chris Botti, Midnight Without You (Midnight Without You, 1997)
04. Dead Kennedys, Viva Las Vegas 2:36 (Fresh Fruit For Rotting Vegetables, 1980)
05. Elvis Presley, Suspicious Minds 4:30 (Suspicious Minds, 1969)
06. Barry Manilow, Mandy 3:22 (Barry Manilow II, 1974)
07. The Beatles, Get Back 3:08 (Leti it Be, 1970)
08. John Coltrane, My Favorite Things 13:42 (My Favorite Things, 1960)
09. Leonard Cohen, A Thousand Kisses Deep 6:29 (Ten New Songs, 2001)

«Sono qui per far si che tu non smarrisca la strada. Sono il tuo angelo custode», canticchiò un verso di Someone to Watch Over Me. «Sono tutto quello che ti ho detto e niente di tutto ciò. Sono qui per aiutarti ad attraversare questo labirinto, Vincent». p.35

Mentre passava davanti a un bar, la porta si aprì improvvisamente e ne uscirono tre ragazzi corpulenti con un berretto da baseball calato sulla fronte, accompagnati dal ritmo di Another One Bites the Dust dei Queen. Le note del basso gli rimasero in mente per tutto il resto del tempo. p.56

Il mese scorso mentre ascoltava la radio aveva sentito Midnight Without You dei Blue Nile. Grazie al cielo era solo, perché dopo qualche secondo di quella bizzarra canzone sulla fine di un amore l'aveva fatto letteralmente sciogliere in lacrime. p.101

La musica era alta. Elvis cantava Viva Las Vegas. p.214

Il barbiere coi baffi mise su un altro CD. Ancora Elvis: Suspicious Minds.
«Di nuovo Elvis, cazzo. Non si può venire qui senza sbattere tutto il tempo Elvis?»
«Nel mio negozio, la mia musica».p.216

Continuò a guardarsi intorno fischiettando tutta una serie di canzoni di Barry Manilow. Oh Mandy era la più ricorrente. p.232

Poco dopo, da quella stessa direzione gli giunsero alcune note. Erano i Beatles che cantavano Get Back. Rimase ad ascoltare per un po' senza riuscire a fare a meno di canticchiare qualche parola. p.253

Iniziò a fischiettare tra sé My Favourite Things di The Sound of Music (un'altra cosa che adorava erano i musical) mentre attraversava il parcheggio nella direzione indicata dalle due ragazzine. p.285

Isabelle cominciò a canticchiare sommessamente A Thousand Kisses Deep di Leonard Cohen. Anche a Vincent piaceva quella canzone: stringendogli la mano immobile, Isabelle fece finta chela stessero ascoltando insieme. p.297

La copertina dell'edizione Fazi Tascabili,2007 Clockwork Aplle, 2003 M.C., art director Maurizio Ceccato



La copertina dell'edizione Fazi, "Lain", 2003



Alcune copertine dell'edizioni estere dal sito di Jonathan Carroll






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