giovedì 11 febbraio 2010

Villaggi




Le Bain turc, Jean-Auguste-Dominique Ingres, 1862, olio su legno, Musée du Louvre, Paris



John Updike, Villaggi (Villages, 2004) "Narratori della Fenice", Guanda, Parma, 2007, traduzione dall'inglese di Silvia Piraccini, 301 pagine.


È ora di alzarsi e farsi carico di una giornata molto simile a quella di ieri, una giornata che il suo ottimismo animale dà per scontato sia la prima di una serie che si dipana all'infinito nel futuro, mentre il suo cerebro - ipetrofico nella specie Homo sapiens - sa che sarà una gionata in più di una risorsa limitata, in via di esaurimento. p.11

Come quella mattina dello sparo, Owen si girò dall'altra parte e si riaddormentò, lasciandosi scavalcare dai torrenti del dolore del mondo. p.22

... il libri erano una proliferazione mostruosa, un fungo di materia leggibile che incrostava ogni superficie. p.101

Non se la prende con la moglie per i suoi rimproveri, i suoi sbotti. Per lei è necessario che lui sia perfetto, altrimenti avrebbe commesso l'errore della sua vita. Ciascuno dei due ha comprqato l'altro a caro prezzo, con soldi non tutti suoi. p.118

Per loro si sentiva meno genitore che fratello, e questa leggerenza fraterna, un amore pervaso di disattenzioni e momenti di sadismo, nel bene e nel male caratterizzava la sua paternità. p.161

Tu mi chiedi perché la gente fa quello che fa. La gente non lo sa; sono cose che arrivano da zone più profonde del cervello. C'entrano i ferormoni e i vari comportamenti innati, come l'istinto di costruire un nido. Non hai mai guardato gli uccelli costruirsi un nido? Ti sei mai chiesto come fanno a costruirlo scegliendo i rametti giusti eccetera eccetera? Neanche loro lo sanno. p. 195

... la stessa speranza tribale che una vittoria significasse vittoria per sempre, nella grande partita della vita. p.248

Com'è bella, nuda al buio! Quanto poco gli uomini meritano la bellezza e la pietà delle donne! p.287

Alle tre del mattino, il nostro cervello si agita nell'io, nel tentativo di scappare da quella che, come sappiamo, è una nave che affonda. Ma uscire dall'io non è una pratica occidentale. Le pareti del cranio rimangono solide e noi ci rimaniamo improgionati dentro con le nostre paure. p.293

Uno dei ragazzi più grandi di lui, ai tempi di Willow, probabilmente Marty Nafzinger, che fece dell'argomento materia di stuidio, gli confidò questa perla di saggezza di villaggio: "Più una ragazza parla, più scopa. Bocca e figa" teorizzò Marty "sono collegate da un lungo nervo che scende per la spina dorsale". p296

La natura della donna è molto grande, intuì presto, tanto da cercare il sesso fra i pericoli del mondo, alla faccia dei tanti saggi impedimenti della società. La forza che divarica le gambe prevale sul pudore, sulla prudenza e sul buonsenso. Le donne scopano perché, come gli uomini, questa la sua conclusione provvisoria, sono intrappolate in un universo biologico dove le specie che non si moltiplicano scompaiono; le caratteristiche che si annidano nei sopravvissuti - lussuria, rapidità, astuzia, camuffamento - sono pregne di queste sparizioni, di queste innumerevoli morti. Il sesso è un delirio programmato che respinge la morte con la sostanza della morte stessa; è lo spazio nero fra le stelle dato alla sostanza dolce delle nostre vene e dei nostri orifizi. Le parti di noi che il comune senso del pudore chiama vergognose sono esaltate. Ci viene detto che risplendiamo, che siamo magnifici e che il corpo nudo a noi assegnato nel momento della nascita contiene tutte le risposte che un altro, l'altro, desidera, ora e per semre. p.299

Il passato di Owen è come un foglio di carta velina blu inchiostro tenuto vicino a una luce, così che i forellini che ci sono dentro si illuminano: queste stelle sono le donne che si sono fatte scopare da lui. p.300


la copertina






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