mercoledì 18 febbraio 2009

Città della pianura

Fu così che Dio si ricordò d'Abraamo, quand'egli distrusse le città della pianura e fece scampare Lot al disastro, mentre distruggeva le città dove Lot aveva abitato (Genesi 19:29)


Dorothea Lange, Crossing the international bridge between Juarez, Mexico and El Paso, Texas, 1937, Farm Security Administration - Office of War Information Photograph Collection, Library of Congress.


Cormac McCarthy, Città della pianura (Cities of the Plain, 1998), Trilogia della Frontiera, "Super ET", Einaudi, Torino, 2008, Prefazione di Alessandro Baricco, Traduzione di Raoul Montanari, 315 pagine (718-1033).

I destini di Billy Parham e John Grady si intrecciano nell'episodio conclusivo della trilogia. Nel 1952, i due ragazzi si incontrano e lavorano insieme, nel Fours Ranch di Mac McGovern a Alamogordo, New Mexico, vicino alle città gemelle di El Paso e Ciudad Juàrez. Dietro all'apparentemente normalità della vita da cow boy, che un tempo entrambi bramavano come vita ideale, inizia il finale percorso divergente che porterà John Grady Cole, ventenne, a votarsi all'autodistruzione nel tentativo eroico ma fallimentare di salvare tutte le creature bisognose di aiuto che incontra sul suo cammino (la cucciolata di cani, Magdalena, la prostituta epilettica ...) mentre il personaggio di Billy Parham, ventottenne, viene umanizzato da McCarthy che, senza farlo rinunciare alla sua umanità, lo fa invecchiare come, quasi incolpevole e quasi impotente, testimone delle ingiustizie del mondo.

La città di Almagordo, dove si svolge gran parte della narrazione è stata protagonista, nel 2001, di falò pubblici di libri (tra gli altri, Harry Potter, Tolkien e Shakespeare...) ad opera di integralisti cristiani...

Tanto non c'è niente che possa bruciare là. Mi ricordo ancora di quando c'era il rischio che prendesse fuoco la prateria, in questo paese.
Non volevo dire che ho già visto tutto, disse John Grady.
Lo so che non volevi dire questo.
Volevo solo dire che ho visto cose che non avrei voluto vedere così presto.
Lo so. Il mondo ti dà delle dure lezioni.
Qul è la più dura?
Non saprei. Forse è semplicemente che quando le cose sono finite sono finite e basta. E non torneranno più.
Sissignore. p. 854

Alzati e piscia, disse. Il mondo sta andando a fuoco.
E tu lascialo bruciare, il figlio di puttana. p. 907

Gli uomini parlano di destino cieco, di qualcosa che agisce senza schemi o fini. Ma che sorta di destino è mai questo? Ogni atto compiuto in questo mondo è irreversibile, ed è preceduto da un altro, e da un altro ancora. Tutti insieme formano una rete immensa nello spazio e infinita nel tempo. Gli uomini immaginano di poter scegliere fra le possibilità che vedono davanti a sé. ma noi siamo liberi di agire solo in base a ciò che ci è stato dato. la libertà di scelta si smarrisce nel labirinto delle generazioni, e in questo labirinto ogni atto è in sé un asservimento, poiché sgombra il campo da tutte le alternative e ci lega sempre più strettamente alle costrizioni di cui è fatta la nostra vita. p. 929

Di sicuro no so cosa diavolo sia il Messico. Credo che sia una cosa che uno immagina nella testa. Il Messico. Ne ho fatta di strada in sella a un cavallo, laggiù. La prima ranchera che senti cantare, capisci tutto quel paese. Quando ne hai sentite cantare cento, scopri che non sai un accidente. E che non saprai mai, un accidente. Io ho chiuso il conto con quel paese, un bel po' di tempo fa. p. 954

Io sarò il bimbo, perché tu mi abbracci,
E tu me, negli anni in cui sarò vecchio.
Nel mondo cresce il gelo,
Qualcosa infuria in cielo.
La storia è ormai finita,
Volta la pagina fra le tue dita.

Nessun commento:

Posta un commento