Maometto IV, "il cacciatore" (Mehmed IV, Avgí), anonimo siriano, ca 1682.
Orhan Pamuk, Il castello bianco (Beyaz Kale, 1979), "Super ET", Einaudi, Torino, 2006, traduzione di Giampiero Bellingeri, 173 pagine.
[coming soon...]
È risaputo che non si dà una esistenza predeterminata e che tutto quanto accade in fondo non cotituisce che una catena di combinazoni. Eppure, con tutto ciò, persino quelli a conoscenza di tale verità, volgendosi in un certo periodo dela loro vita a riconsiderar l'esitenza, decidono che ciascuna delle vicende da loro vissute quali eventi fortuiti rappresenta invece una necessità. p.9
E così , cominciammo a lavorare, da buoni studenti, da buoni fratelli che studiano addrittura quando sanno che in casa non ci sono i grandi a sentirli attraverso la porta socchiusa. p.28
Lui non la temeva, la peste, ché la malattia era da Dio predestinata; se all'uooo era prescritto di morire, moriva; era dunque vano, quel mio arrabattarmi, tappandomi in casa e troncando le relazioni con l'esterno, ocercando di scappare da Istanbul: se così stava scritto, la morte sarebbe venuta a coglierci fin laggiù. A che tanta paura? Per quelle colpe che da giorni stendevo sulla carta? p.69
Come in quegli stupidi, soddisfatti della propria vita, de mondo e di sé, nel mio sguardo s'era insinuata una voluttà triviale. Ma lo sapevo: nella mia nuova condizione io mi trovavo bene. E tacqui. p.123
Copertina dell'edizione italiana, Super ET, Einaudi, Progetto Grafico 46xy:
Copertina dell'edizione turca, İletişim Yayınları, 1985:
Nessun commento:
Posta un commento