martedì 3 marzo 2009

Il castello bianco




Maometto IV, "il cacciatore" (Mehmed IV, Avgí), anonimo siriano, ca 1682.


Orhan Pamuk, Il castello bianco (Beyaz Kale, 1979), "Super ET", Einaudi, Torino, 2006, traduzione di Giampiero Bellingeri, 173 pagine.

[coming soon...]

È risaputo che non si dà una esistenza predeterminata e che tutto quanto accade in fondo non cotituisce che una catena di combinazoni. Eppure, con tutto ciò, persino quelli a conoscenza di tale verità, volgendosi in un certo periodo dela loro vita a riconsiderar l'esitenza, decidono che ciascuna delle vicende da loro vissute quali eventi fortuiti rappresenta invece una necessità. p.9

E così , cominciammo a lavorare, da buoni studenti, da buoni fratelli che studiano addrittura quando sanno che in casa non ci sono i grandi a sentirli attraverso la porta socchiusa. p.28

Lui non la temeva, la peste, ché la malattia era da Dio predestinata; se all'uooo era prescritto di morire, moriva; era dunque vano, quel mio arrabattarmi, tappandomi in casa e troncando le relazioni con l'esterno, ocercando di scappare da Istanbul: se così stava scritto, la morte sarebbe venuta a coglierci fin laggiù. A che tanta paura? Per quelle colpe che da giorni stendevo sulla carta? p.69

Come in quegli stupidi, soddisfatti della propria vita, de mondo e di sé, nel mio sguardo s'era insinuata una voluttà triviale. Ma lo sapevo: nella mia nuova condizione io mi trovavo bene. E tacqui. p.123


Copertina dell'edizione italiana, Super ET, Einaudi, Progetto Grafico 46xy:



Copertina dell'edizione turca, İletişim Yayınları, 1985:



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