lunedì 30 marzo 2009

L'osteria volante





Feast on wine or fast on water
And your honour shall stand sure,
God Almighty's son and saughter
He the valiant, she's the pure;
If an angel out of heaven
Brings you other things to drink,
Thank him for his kind intentions,
Go and pour them down the sink.


Gilbert K. Chesterton, L'osteria volante (The Flying Inn, 1914), "Tascabili Bompiani. Romanzi e Racconti", 1032, Bompiani, 2007, Prefazione di Enrico Ghezzi, traduzione dall'inglese e introduzione a cura di Gian Dàuli, 319 pagine.

Sorta di distopia moralista basata sull'idea di un silenzioso complotto teso a islamizzare (nella declinazione turca)la società inglese a partire dalla proibizione del consumo di alcoolici, ipotesi sventata alla fine dalla determinazione di un capitano irlandese, Patrick Dalroy, eroe della resistenza di Itaca, che portando in giro la gloriosa insegna della "Vecchia Nave", pub di Pebleswick, riuscirà a far fallire i piani di Lord Ivywood.
Ma i contemporanei estimatori della teoria dell'invasione islamica fedeli allo slogan "l' ombra del minareto non oscurerà il nostro campanile" non troveranno nel romanzo che pochi riferimenti realmente utilizzabili ai loro fini.
Nel 1914, infatti, il declino dell'Impero ottomano era già in fase conclamata e l'Impero britannico era minacciato più dall'India e dalla vicina Irlanda che dalla Turchia (l'epopea araba di Lawrence d'Arabia sarebbe iniziata solo due anni più tardi).
La scelta dell'Islam è quindi probabilmente stata fatta per assurdo, proprio come ipotesi inverosimile e comica.

Progetto grafico Polystudio, copertina di Aurelia Raffo



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