lunedì 9 marzo 2009

Una solitudine troppo rumorosa

il futuro dell'umanità è una libreria



Pieter Bruegel il Vecchio, La strage degli inoccenti, 1567 ca., Kunsthistorisches Museum, Vienna

... quel lavoro era la strage degli innocenti, così come l'ha dipinta Pieter Breughel, con quella stampa la settimana precedente avevo ricoperto tutti i pacchi.


Rembrandt, Il festino di Baltassar, 1636 olio su tela, National Gallery, Londra.

Mi venne in mente un celebre quadro di Rembrandt che raffigura il re dei babilonesi a cui appare sul muro la scritta di fuoco "Me ne tekel ufares" ("Sei stato pesato e trovato leggero" o qualcosa del genere). Il re è al centro di una tavolata, ha la corona un po' a sghimbesco sull atesta. La sua espressione da ubriaco è di vuoto stupore, di una sostanziale ignoranza del proprio destino; quel re appare davvero come simbolo di tutta l'umanità, disarmata e stupida di fronte al mistero. VIII (G. Pressburger)

Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa (Inzerát na dûm, ve ktrerém už nehci bydlet, 1965), "ET Scrittori", 621, Einaudi, 2002, Traduzione dal ceco e cura di Sergio Corduas, prefazione di Giorgio Pressburger, 118 pagine.




Quella volta, mentre pressavo alla mia pressa meccanica dei bei libri, quando la pressa trillò nell'ultima fase triturando i libri con la forza di venti atmosfere, sentii la tritatura di ossa umane, come se stessi stritolando in un macinino a mano, i cranii e le ossa dei classici triturati nella pressa, come se stessi pressando la frase del Talmud: siamo come olive, soltanto quando veniamo schiacciati esprimiamo il meglio di noi. p.13

Allora arrancai per le scale, per un attimo camminai a tre zampe, in qualche modo mi girava la testa per quella mia solitudine troppo rumorosa ... p.38

I cieli non sono umani e la vita sopra di me e sotto di me e dentro di me neppure. p.43

E quelle frasi mi scioccavano a tal punto che correvo sotto il lucernario e guardavo in alto la frazione stellata del cielo e poi continuavo a gettare nel tino con la forca la schifosa carta con le famiglie di topi avvolti in una specie di ovatta, una bambagina, ma chi imballa carta vecchia non è umano, così come i cieli, in realtà quello che facevo, quel lavoro qualcuno doveva farlo, quel lavoro era la strage degli innocenti, così come l'ha dipinta Pieter Breughel, con quella stampa la settimana precedente avevo ricoperto tutti i pacchi [...] p.47

E così lavoravo e adornavo tomboline di topi, e intanto correvo via a leggermi la Teoria dei Cieli, mettevo in bocca una frasetta alla volta come una mentina, e così lavorando ero ricolmo di incommensurabile grandezza e infinita moltitudine e bellezza che sprizzava adosso a me da tutti i lati, cielo stellato dal lucernario con buco sopra di me, guerra e battaglia dei due clans si surmolotti in tutte le fogne e le cloache della capitale Praga sotto di me [...] p.47-8

Appoggiato al banco della vetrina aperta del buffè della Birreria nera bevo la dieci gradi di Popovice, mi dico, da questo momento, amico, devi essere solo in tutto, devi costringerti da solo ad andare fra la gente, devi divertirti da solo, perché da ora circolano solo circonferenze malinconiche, e così vai avanti e contemporaneamente torni indietro, sì, il progressus ad originem è il regressus ad futurum, il tuo cervello non è nulla più che pensieri pressati da una pressa meccanica. p. 79


La copertina dell'edizione Einaudi ET, 2002

1 commento:

  1. dimmi che ti è piaciuto perchè io sono spiaggiata al quarto capitolo da sei mesi
    ogni volta che riapro il libro sento l'odore di muffa della carta pressata e della cantina...

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