lunedì 19 gennaio 2009

German Amok




KanakAttack. The Turk’s third siege?
Installazione di Feridun Zaimoglu, Kunsthalle, Vienna, 7 - 28 marzo 2005

Feridun Zaimoglu, German Amok (German Amok, 2002), ISBN, Milano, 2008 traduzione di Margherita Belardetti, Elena Sinisi, Revisione Marco Agosta, 244 pagine.

Amok è una parola che, nell'India coloniale, identificava la rabbia cieca dell'elefante separato dai suoi cuccioli e che è stata contrabbandata nel linguaggio occidentale dai libri di Kipling. Zaimoglu è uno scrittore ed un artista nato in Turchia ma naturalizzato tedesco che ha scritto romanzi sui quasi tre milioni di turchi che vivono in Germania sottolinenado come essi abbiano costruito una realtà che non è né turca né tedesca ma che è influenzata da entrambe le culture.
Questo però non è un romanzo sull'integrazione ma un romanzo tedesco, scritto con stile soprendente, sulla vacuità schizzofrenica del mondo artistico berlinese (ed in particolare di quello delle arti figurative).
Forte dell'esperienza personale, Zaimoglu demolisce l'immagine patinata della capitale riunificata della Germania e con una scrittura eccessiva e schizzofrenica sostituisce il glamour con immagini di desolazione umana ed intellettuale.
Helena Janeczek su Nazione Indiana ha scritto una lunga e bella recensione del libro e, prima dell'edizione di ISBN, ne aveva tradotto l'inizio.
Di seguito invece la recensione disegnata da Marco Petrella per l'Unità.



Nell'Altro Paese le strade costeggiano piccoli insediamenti. meglio non sostare nei villaggi. In numerose stazioni di servizio nelle ore serali si raccolgono le giovani generazioni che hanno in odio il mondo. p. 109

Sul primo foglio del blocco non disegno, questione di scaramanzia. p 120

I Primitivi non vanno in giro con scarpe robuste, le loro piante dei piedi si impregnano dei prodotti di fissione di organismi in decomposizione. Sulle loro mani si appiccia il sangue di piccoli parassiti, pertanto bisognerebbe salutarli da una certa distanza, senza adottare le modalità di saluto previste dalla loro cultura. p.120

La povertà rende liberi: morale da baraccopoli di quelli che hanno avuto la peggio. Ai ricchi manca solo un rimedio contro il decadimento fisico. Agli straccioni pure. p.121

Quando il gioco si fa duro, un popolo risplvera le danze delle spade del suo Vecchio mondo. p.222

I Migranti saranno sempre infelici, e la loro infelicità è la nostra condanna.
Un'inquisizione che imponga loro di rinnegare i propri costumi non esiste, la tolleranza ha accecato le persone. p. 222-3

A quanto pare oggi al pittore impegnato piace unicamenente raffigurare oggetti di uso comune: dipinge tazze e bicchieri, e per lui un accendino gettato via è sufficiente a trasformarsi in icona del consumismo. [...] Impila vecchi barattoli del caffè, ed tormentato dalla paura che la latta possa luccicare come metallo prezioso, possa rinviare a un ordine trascendentale, metaforico. la "situazione concreta" è la sua espressione favorita, mentre la storia per lui non è altro che una concatenazione di date e cicli transeunti. All'artista oggi non intressa la materia, gli basta conoscere la tensione in superficie; servendosi di trucchi e tecniche pittoriche che ogni mezza calzetta di docente di accademia di belle arti è in grado di insegnare, il pittore impegnato riesce a dare forma passabile alla sua idea. Bisogna buttare in strada simili opere d'arte, esporle alla pioggia, al caldo e all'ira dei passanti: la distruzione di questi quadracci scadenti è un sacrosanto dovere. p. 232

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