martedì 27 gennaio 2009

Gargoyle




Die Liebe Ist Stark Wie Der Tod, Marianne


Andrew Davidson, Gargoyle (Gargoyle, 2008) "Collezione Scrittori Italiani e Stranieri", Mondadori, Milano, 2008, traduzione di Katia Bagnoli, 478 pagine.

Un attore porno, cocainomane e bellissimo esce di strada con la sua macchina che si incendia provocandogli ustioni di terzo grado su tutto il corpo, l'amputazione delle dita delle mani e dei piedi e del pene. La vita come l'aveva condotta fino a quel momento crolla, gli amici lo abbandonano e arriva al punto di meditare il suicidio.
Ma, una scultrice milionaria schizzofrenica, paziente del reparto psichiatrico dell'ospedale dove è ricoverato, s'innamora di lui, gli sta accanto, paga le costose cure mediche e, una volta dimesso, lo porta a casa sua.
Perchè in realtà Marianne Engel non è altro che una ex suora e miniatrice del monastero di Engelthal, centro mistico della Germania medievale, ha più di settecento anni, conosce dieci lingue, è una cuoca provetta e, cosa più importante, è sua moglie.
Frutto probabilmente di un overdose di berserkjasveppur e di una lettura forzata e mal digerita della Divina Commedia (solo dell'Inferno però), Davidson è riuscito a scrivere un romanzo la cui trama è generoso definire ridicola.
I capitoli sono 34, anzi XXXIV, la frase finale di ogni capitolo contiene una lettera in gotico che, ricomposta, forma una variazione dell'epigrafe (la traduttrice italiana ha dovuto, per farla tornare, inserire un poco credibile Okay...) e non mancano citazioni in giapponese e islandese...
Il titolo deriva dalle opere di Marianne, che però, come precisa l'autore non sono gargoyle (gargolla, doccioni) ma grotesque (in Italiano però questa distinzione funziona meno).

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