lunedì 27 aprile 2009

Sempre caro




Antonio Ballero, Un incrocio campestre, da Sardegna Digital Library

Marcello Fois, Sempre caro, "ET Scrittori", 1562, Einaudi, Torino, 2009, prefazione di Andrea Camilleri, 92 pagine.

Primo romanzo, che nel 1998 valse a Fois il Premio Scerbanenco, in cui compare l'avvocato e poeta nuorese Bastianu Satta, protagonista di una trilogia (proseguita con Sangue dal cielo e L'altro mondo) ambientata nella Sardegna (nella Barbagia, nell'Ogliastra e nel nuorese in generale) di fine Ottocento.
La storia, un noir, che parla di delitti di paese e banditismo è solo il filo conduttore di una riflessione, fatta di contrasti, sull'assimilazione forzata della Sardegna dopo l'unità di Italia.

[...] - Vede quanta strada abbiamo da fare noi? Non siamo cittadini qualunque, non italiani come gli altri. Noi siamo carne da lavoro e cani da guerra.
- Lo dice lei questo...
- Ma lei ha un'idea di cos'era questo posto? Questa gente ? Come si può pretendere che capiscano se nessuno spiega niente ?
- Avvocà, con questa storia di spiegare mi sa che voi ci marciate, come si dice dalle nostre parti... Voglio dire che quando volete riuscite a capire al volo...
- Una cosa l'abbiamo capita subito e senza che ci fosse bisogno di spiegarcela: di quello che siamo, di quello che siamo stati, di quello che saremo, non importa niente a nessuno. p.34

Avevo tante di quelle cose in testa ! Tante cose che facevo fatica a metterle in ordine. Mi capitava alle volte, anche nello studio. Non riordinavo subito una pratica e finiva che non riuscivo più a trovarla. Alla mia madre diceva che le cose si devono mettere a posto a poco a poco, quando sono ancora gestibili, che se si lascia spazio al disordine poi viene lo scoraggiamento e non si riesce più a riordinare e si perde un sacco di tempo. p.54

Avevo il mio spazio in una radura brulla che faceva da terrazzo in direzione del versante orientale di Badde Manna. In cima la colle di Sant'Onofrio. E già il solicello della primavera incipiente rimandava bagliori rossastri. Presi posizione sul mio masso. Un sedile di granito che mi aveva scolpito il vento. Appoggiai il mento alle mani riunite sulla cima del mio bastone e restaia guardare. Un astòre sondava il terreno alla ricerca di lepri e topi di campagna. Uno sbaffo di nuvole basse incupiva la luminosità opalescente del primo pomeriggio. Il vedre della vallata era grasso come se il terreno fosse pronto ad esplodere in una turbolenza muta:

Nel silenzio la terra
La grande anima esala


Che è verde. Una grande anima verde che si fa largo tra i graniti grigiorosa. Questa si che è la tavolozza di Ballero. Ora si riconosce lo sbaffo poroso della linea dell'orizzonte, in fondo, a mare, superata la cresta incipriata delle Dolomiti olianesi. E la bruma cenerina che sfonda nell'arco d'azzurro turchese del Golfo di Orosei. p.79


Copertina, Franco Pinna, Sardegna (strada Bosa - Macomer), 1961



Copertina dell'edizione Il Maestrale (Frassinelli), 1998 (foto di Alessandro Contu)



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