mercoledì 15 aprile 2009

Con la morte nel cuore




Villa Scheibler a Quarto Oggiaro

Gianni Biondillo, Con la morte nel cuore, "TEADUE", 1445, Tea, Milano, 2007, 443 pagine.

C'è poco da aggiungere a quanto ho scritto per per gli altri libri di Biondillo perchè la storia è la narrazione della vita dell'ispettore di polizia Michele Ferraro. C'è poco da dire se non che è stato bello avere altre pagine da leggere e che non bastano mai...

A conti fatti il più bel parco di Milano resta il PArco Lambro. Certo, al posto degli scoiattoli, come nello Schönbrunn, ci girano delle pantegane che a vederle fanno paura, però, se uno non le disturba, normalmente non danno fastidio. Sono animali riservati.
E poi le pantegane uno le può trovare acneh nel giardini di Villa Reale, a PAlestro. Un giardino che è un incanto , ma piccolo e troppo affollato.
Quelli di Porta Venezia poi, per quanto nobili e pieni del salutismo borghese fine Ottocento, sono pur sempre dei giradini, non un parco. C'è il Sempione, è vero. Ma, detto tra noi, al di la della ottima collocazione, non è più il parco di trent'anni fa. Mette tristezza. Non voglio parlare poi del PArco delle Basiliche. Solo un piazzista poteva chiamare Parco quel prato spelacchiato. Ci vuole coraggio oppure malafede, vedete voi. La nuova cancellata ha cambiato ben poco. Gli spacciatori si sono spostati di pochi metri, i barboni dormono sotto i portici dell'esattoria, l'abside di San Lorenzo, una delle più straordinarie esperienze architettoniche del mondo, ora è un po' più difficile ammirarla da lontano. Ma tanto non se l'è mai cagata nessuno, quindi, appunto, cambia poco.
C'è il Trenno. Ha una buona estensione, e poi c'è il piccolo cimitero di guerra britannico, luogo di pace e di meditazione. Poi c'è sicuramente il Monte Stella. Tumulo dei detriti bellici, sepoltura simbolica del passato, mitologia urbana meneghina, che vuole rinascere in aletzza, nel centro di una pianura piattissima.
Belli, va bene. Ma il Parco Lambro è il più bello. Il fiume è vero, non un canaletto artificiale con le paerelle finte; i movimenti della terra, gli avvallamenti, i montarozzi, le cascine, le marcite... lo giri r rigiri e cambia il paesaggio. Non è piccolo, il Lambro. Non è enorme, non esageriamo, a Milano il verde è una perdita di tempo, sono soldi buttati, sai quanto ci fai al metro quadro se lo rendi edificabile? Però non è piccolo. È un parco vero. p. 229-230

«Insomma, basta. Tu e le tue menate sull'amicizia, la solitudine, le sfighe... cosa sei, l'unico che se lìè preso nel culo dalla vita? Vuoi vedere il mio deretano? Sembra un portaombrelli!» p.247


Copertina, foto di Toni Nicolini (Azibul), Grafica Studio Baroni, 2007



Copertina dell'edizione Guanda, 2005



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