Non riesco a tirare nessuna conclusione da questa vicenda, né per me né per i miei lettori. O forse le conclusioni mi porterebbero inevitabilmente lontano, tanto indietro nel tempo, quanto in avanti, fino alla tragica attualità dei giornoi nostri. Sarebbe il caso?
La lapide che ricorda l'eccidio di Portella della Ginestra compiuto il 1 maggio 1947
Riproduzione della lettera che il diavolo avrebbe fatto recapitare alla venerabile Maria Crocifissa (Isabella Tomasi 1645-1697) benedettina del monastero di Palma di Montechiaro
Andrea Camilleri, Le pecore e il pastore, "La memoria", 707, Sellerio, Palermo, 127 pagine.
Sbalordito dalla lettura di una nota a pie di pagina in un libro sulla vita del Vescovo di Agrigento, Giovanni Battista Peruzzo, che riportava la notizia del sacrificio di dieci giovani suore del convento di Palma di Montechiaro in cambio di quella del vescovo ferito in seguito ad un attentato, Camilleri ricostruisce il clima di un periodo nero, tra i tanti, della recente storia siciliana.
Nel comporre la sua ricostruzione parte da lontano, dalla vita di Rosalia Sinibaldi, la "Santuzza", patrona di Palermo passando per la storia della fondazione della "città santa" di Palma di Montechiara ad opera dell'altrettanto santo duca, in seguito principe, Giulio Tomasi di Lampedusa, avo dell'autore del Gattopardo, che a Palma fece costruire, per le sue figlie, un monastero di cui la figlia maggiore, Isabella, la Venerabile Maria Crocifissa della Concezione, divenne riferimento e ispirazione mistica.
La narrazione si focalizza quindi nell'immediato dopoguerra (per la Sicilia), nel 1943 delle rivendicazione contadine per la terra e della brutale repressione culminata, qualche anno più tradi, nell'eccidio di Portella della Ginestra.
Fatti vissuti in prima persona dal ventenne Camilleri, che connobbe personalmente il vescovo di Agrigento, schierato dalla parte dei contadini pur essendo un dichiarato anticomunista.
Il sacrificio collettivo delle giovani suore, su cui grava ancora oggi un pesante riserbo, è qualcosa che scuote l'Autore fin nel profondo e lo spinge ad immaginarsi il contesto e ricostruirne l'ambientazione per cercare di comprendere qualcosa che, probabilmente, non è comprensibile.
Camilleri segue sempre più decisamente le orme di Sciascia e nonostante tutte le invidie derivanti dal successo commerciale del Commissario Montalbano tiene benissimo il passo.
Copertina, Il Nunzio di Fernando Botero, 1962, Collezione privata.
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