Il Risorgimento è divenuto tanto "ufficiale" da non esistere nemmeno, se non in un'iconografia tanto onnipresente quanto neutra, fatta di statue e di cimeli. Cose di pietra e di metallo, insomma. Inesorabilmente fredde come soprammobili cui non si fa più caso, tanto sono abituali.
Valerio Evangelisti, Antonio Moresco, Controinsurrezioni, "Piccola biblioteca Oscar", 575, Mondadori, Milano, 2008, 120 pagine.
Evangelisti, nel "La controinsurrezione", affronta gli ultimi giorni della Repubblica romana con l'abituale bravura ma il racconto finisce troppo presto e lascia frustrata la voglia di altre pagine da leggere.
Moresco invece nel "L'insurrezione" sceglie la forma della sceneggiatura costruendo una storia che, ambientata nel 1848 con personaggi del calibro di Pisacane e Leopardi, risente forse troppo del linguaggio cinematografico.
Il risultato complessivo è un duplice tenativo di rianimazione dello spirito del Risorgimento in cui le intenzioni programmatiche degli autori (ampiamente dichiarate nella doppia introduzione) si scontrano con le dimensioni editoriali del progetto.
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