lunedì 17 novembre 2008

Operazione Shylock

[Venice. A public place
Enter BASSANIO and SHYLOCK.
]

SHYLOCK.

Three thousand ducats; well? \

William Shakespeare, The Merchant of Venice (Act 1, Scene 3)


Maurycy Gottlieb (1856-1879), Shylock e Jessica (particolare), disperso tra il 1939 e il 1945.

Philip Roth, Operazione Shylock. Una confessione (Operation Shylock: A Confession, 1993, "ET Scrittori", 567, Einaudi, Torino, 1998, traduzione di Vincenzo Mantovani, 457 pagine).

In questo libro Philip Roth compare due volte come protagonista: la prima nei panni caricaturali di se stesso in viaggio in Israele per un'intervista allo scrittore Aharon Appenfeld, la seconda in quelli di un suo sosia che, spacciandosi per il più illustre omonimo, sfrutta il nome comune per propugnare le idee del Diasporismo.
Il romanzo è divertente e non paga alcun prezzo all'ambientazione tragica nei giorni dell'inizio della seconda Intifada.
La cornice comica e grottesca delle vicende che il personaggio Roth affronta permette al Roth Autore di illustrare la sua posizione di ebreo americano di seconda generazione con registri diversi e da diverse angolature senza però che chi legge possa per questo ignorare la sostanza di quello che viene detto.
Roth infatti non si tira indietro nell'enunciare il suo giudizio sulla "questione palestinese"; lo fa per bocca di un attivista palestinese (poi ucciso come collaborazionista), di un membro del Mossad, del suo sosia e di se stesso quando finge di essere il suo sosia.
Si tratta di un giudizio di ferma condanna della politica e della nascita stessa dello Stato di Israele che l'Autore elabora senza prenderne le distanze, come ebreo che sta dalla parte degli ebrei; le contraddizioni vengono assunte nella loro complessità, l'antisemitismo non è mai utilizzato come una scusa e si assiste ad una piena assunzione di responsabilità.
La trama è costellata di stuazioni limite, ambigue e paradigmatiche. Il processo a John Demjanjuk americano di origine ucraina accusato di essere il boia di Treblinka, Ivan il Terribile, la violenza arrogante dell'esercito israeliano, la fragilità e i dubbi di un soldato israeliano, il Mossad e i ricchi ebrei greci finanziatori dell'OLP.
L'unica cosa che Roth fa in modo che non si possa prendere sul serio è il Diasporismo a cui però, alla fine, si vorrebbe credere come a una possibile e folle speranza.

Israele trionfante è un posto orribile, te lo dico io, dove prendere un caffè. Questi ebrei vittoriosi sono persone spaventose. E non alludo solo ai Kahane e agli Sharon. Sono tutti nello stesso mazzzo, compresi gli Yehoshua e gli Oz. I buoni che sono contrari all'occupazione della West Bank ma non all'occupazione della casa di mio padre, gli israeliani "perbene" che non vogliono rinunciare alle loro ruberie sioniste ma vogliono anche avere la coscienza tranquilla. Non sono meno boriosi degli altri: questi israeliani perbene sono amncora più boriosi. p. 137

Ebrei privi di tolleranza, ebrei per i quali tutto è sempre bianco o nero, che hanno tutti questi stupidi partitini, che hanno un partito formato da un sol uomo, tanto sono intolleranti l'uno dell'altro [...] p. 137

L'Olocausto? L'Olocausto è finito. A loro insaputa, gli stessi sionisti ne hanno sancito ufficialmente la fine tre giorni fa in Manara Square, a Ramallah. Ti condurrò là e ti mostrerò il punto dov'è stato scritto il decreto. Un muro contro il quale i soldati israeliani hanno ammassato degli innocui civili palestinesi per conciarli per le feste a bastonate. [...] La fine dell'Olocausto sta scritta sul muro col sangue palestinese. p. 150

Philip Roth, dov'era Dio tra il 1949 e il 1945? io sono certo che fu presente alla
Creazione. Sono certo che si trovò con Mosé sul monte Sinai. Il mio problema è questo: dov'era tra il 1939 e il 1945? E' stato un venir meno al proprio dovere per il quale Lui, Lui in particolar modo, non potrà mai essere perdonato. p.234

Per costituire uno stato ebraico noi abbiamo tradito la nostra storia, abbiamo fatto ai palestinesi ciò che i cristiani hanno fatto a noi: li abbiamo sistematicamente trasformati nel tanto disprezzato e soggiogato Altro, privandoli così della loro condizione umana. Prescindendo dal terrorismo, dai terroristi e dalla stupidità politica di Yasser Arafat, questa è la realtà: i palestinesi, come popolo, sono del tutto innocenti, mentre gli ebrei, come popolo, sono del tutto colpevoli. pp. 400-401

E' lo scrivere che impedisce alla gente di scrivere. p. 429

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