martedì 20 aprile 2010

Il libro nero

Orhan Pamuk, Il libro nero (Kara Kitap, 1990) "Narrativa", Frassinelli, 1996, traduzione dal turco di Mario Biondi, 492 pagine.



"A mano a mano che il giardino della memoria si inaridisce, [...] si accudiscono con passione estrema gli ultimi alberi e le ultime rose rimasti. Per non farli avvizzire, li bagno e li curo tutto il giorno. Ricordo, ricordo, in modo da non dimenticare." p. 24

[...] la sera di un lungo giorno, un uomo lasciato solo nella sua poltrona ad essere se stesso è come un viaggiatore che torna a casa dopo un viaggio lungo e avventuroso. p.201

Il buio si stava dissolvendo a poco a poco, ma la città sembrava voler trattenere la notte ancora a lungo, come la faccia buia di un pianeta remoto. p.217

Viviamo una vita limitata, vediamo pochissimo e non sappiamo quasi niente; quindi, se non altro, sogniamo un po'. p.230

[...] chi non ha scoperto il modo di essere se stesso è condannato alla schiavitù; le razze alla degenerazione, le nazioni alla scomparsa, al nulla. Sì, al nulla. p.448

L'aspetto più orribile di tale tipo di intimità, secondo lui, era che anche una donna ordinaria, priva di attributi particolari, può, senza che ce ne accorgiamo, invadere una parte notevole dei nostri pensieri. p.460

Oggi di Rüya mi rimane solo questo testo, queste pagine oscure, buie, nere come la pece. p.491


la copertina






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