martedì 7 aprile 2015

Né di Eva né di Adamo


Hokusai, Fine Wind, Clear Morning (aka South Wind, Clear Sky or Red Fuji), Thirty-six Views of Mount Fuji, 1830-32.
Amélie Nothomb, Né di Eva né di Adamo (Ni d'Eve ni d'Adam, 2007), "Amazzoni", Voland, Roma, 2008, traduzione dal francese di Monica Capuani.

In amore come in qualsiasi altra cosa, l'infrastruttura è essenziale. p. 38

Che io scriva una storia in cui nessuno ha voglia di massacrare nessuno non è un caso. Deve essere questo, una storia di koi. p. 41

Se sei Zarathustra, hai piedi divini che mangiano la montagna trasformandola in cielo e, contemporaneamente, al posto delle gionocchia hai catapulte con il resto del corpo come proiettile. Al posto del ventre hai un tamburo di guerra e al posto del cuore la percussione del trionfo, hai la testa abitata da una gioia tanto terrificante che necessita di una forza sovrumana per sopportarla, possiedi tutti i poteri del mondo per l'unico motivo che l'hai avocati a te e puoi contenerli nel tuo sangue, e non tocchi più terra causa il dialogo ravvicinato con il sole. p. 62

Mi distesi sul bordo del cratere e trascrosi la mia insonnia a tremare di  idee tanto più grandi di me. Nell'accampamento tutti avevano finito per addormentarsi. Io volevo essere quella che avrebbe visto le prime luci dell'alba. p. 65

Settembre mi immolò alle zanzare. Il mio sangue doveva piacergli, piombavano tutte su di me. p. 81

Mi buttai nel paesaggio. O meraviglia della corsa! Lo spazio ci libera da tutto. Non c'è tormento che resista all'espansione di sé nell'universo. Il mondo sarebbe così grande per niente? La lingua dice una cosa giusta: darsela a gambe vuol dire salvarsi. Se stai morendo, scappa. Se stai soffrendo, satti una mossa. Non esiste altra legge che il movimento. p. 94

Se sono acqua, che senso ha che io ti dica sì, ti sposo? Sarebbe quella la menzogna. Non si trattiene l'acqua. Sì, ti irrigherò, ti elargirò la mia ricchezza, ti rinfrescherò, placherò la tua sete, ma cosa ne so di quale sarà il corso del mio fiume, tu non ti bagnerai mai due volte nella stessa fidanzata. p.108

Esiste una gioia più grande di quella degli aeroporti, quella di salire a bordo di un aereo. Questa gioia culmina quando l'aereo decolla e si ha un posto vicino al finestrino. p. 118

La fuga dà la più grande sensazione di libertà che si possa sperimentare. Ci si sente più liberi a fuggire che a non avere niente da cui fuggire. Il fuggiasco ha i muscoli delle gambe in trance, la pelle fremente, le narici palpitanti, gli occhi spalancati.
Il concetto di libertà è un argomento trito, e appena lo si tocca già sbadiglio. L'esperienza fisica della libertà è tutt'altra cosa. Bisognerebbe sempre avere qualcosa da cui fuggire per coltivare in sé quella possibilità meravigliosa. D'altronde, c'è sempre qualcosa da cui fuggire. Non foss'altro che sé stessi. p. 118

La copertina

 
 

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