mercoledì 15 aprile 2015

Il racconto dell'ancella


Margaret Atwood, Il racconto dell'ancella (The Handmaid's Tale, 1985), Ponte alle Grazie, Milano, 2004, traduzione dall'inglese di Camillo Pennati, 313 pagine.

La prima cosa che vedo è una riproduzione della Venere di Milo, in bianco e nero, sulla quale sono stati disegnati dei baffi, un reggisseno nero e dei ciuffi di peli sulle ascelle.
[...]
In margine vedo scritta, con la stessa penna che è servita a truccare la Venere, Nolite te bastardes carborundorum.
[...]
«Ma qual era il suo significato?» chiedo.
«Il significato? Oh, voleva dire: Che i bastardi non ti schiaccino. È probabile che ci ritenessimo molto spiritosi».

Non resta altro, alla fine. La fede è soltanto una parola ricamata.

Come tutti gli storici sanno, il passato è un grande spazio buio, colmo di echi. Le voci che ci raggiungono di lì sono intrise nell'oscurità della matrice da cui provengono e, per quantoci si provi, non sempre possiamo decifrarle con esatteza alla luce più chiara del nostro tempo.

La copertina
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Nel 1990 è stato realizzato un film basato sul romanzo, diretto da Volker Schlöndorff e sceneggiato da Harold Pinter.

Nessun commento:

Posta un commento