martedì 5 febbraio 2013

Storia di un corpo


Daniel Pennac, Storia di un corpo (Journal d'un corps, 2012), "Narratori", Feltrinelli, Milano, 2012, traduzione dal francese di Yasmina Melaouah, 341 pagine.

La mia amica Lison - la mia vecchia, cara, insostituibile, esasperante amica Lison - è maestra nel fare regali imbarazzanti, la scultura incompiuta che occupa due terzi della mia camera da letto, per esempio, o le tele che lascia asciugare per mesi nel mio corridoio w nella mia sala da pranzo con la scusa con la scusa che il suo atelier è diventato troppo piccolo. p.7

Ho ripreso a studiare per il concorso. Ho ritrovato immediatamente tutte le sensazioni fisiche del lavoro intellettuale. p. 103

Corichiamoci sulla terra e dormiamo. p. 103

Forse, dice lei, con quel falso pudore delle ragazze che, dopo aver confessato l'essenziale, credono di poter custodire il segreto, lesinando sui particolari. p. 116

Una volta di più mi rendo conto che il rutto di un altro, tramite il quale ho accesso diretto alla ferementazione del suo stomaco, mi disturba molto più dei suoi peti, il cui odore mi sembra meno intimo, più universale. p. 135

Diventare padre significa diventare monco. Da un mese a questa parte ho solo un braccio, l'altro regge Bruno. Monco dall'oggi al domani. Ci si fa l'abitudine. p. 135

La mia prima reazione di fronte a un neonato - è già successo alla nascita di Bruno - non è tanto giocare al puzzle delle somiglianze quanto cercare su quel viso recentissimo i segni di un temperamento. p. 138

Lacuna della lingua francese: ero monco quando tenevo in braccio Bruno, monco resto quando tengo in bracio Bruno e Lison. Che tu abbia perso un braccio o tutti e due, hai a disposizione una sola parola: monco. I guerci e i ciechi sono trattati meglio. p. 138

Quando l'allarme è passato, ce ne torniamo al pascolo con arie da predatori. p. 196

Signori e signori, moriamo perché abbiamo un corpo, ed è ogni volta l'estinzione di una cultura. p. 257

Mi sento come una moneta che finisce di ruotare su se stessa. p. 332

Adesso, mio piccolo Dodo, è ora di morire. Non aver paura, ti faccio vedere io come si fa. p.333

la copertina




Nessun commento:

Posta un commento