domenica 12 febbraio 2012

Un luogo incerto


Fred Vargas, Un luogo incerto (Un lieu incertain, 2008), "SuperEt", Einaudi, Torino, 2009, traduzione dal francese di Margherita Botto, 392 pagine.


Adamsberg non era un uomo emotivo, sfiorava i sentimenti con cautela, come i rondoni toccano le finestre aperte accarezzandole con l’ala, evitando di precipitarsi dentro, tanto è difficile, poi, la strada per uscire. Aveva trovato spesso degli uccelli morti nelle case del villaggio, imprudenti e curiosi visitatori incapaci di ritrovare l’apertura da cui erano entrati. Adamsberg riteneva che, in fatto di amore, l’uomo non è più furbo di un uccello. E in qualunque altro campo gli uccelli lo sono molto di più. Come le farfalle che non entravano nel mulino. p. 321

— Pessima iniziativa.
— Plog, — mormorò Adamsberg.
— Cosa intendi con “plog”?

— È una parola di Vladislav, il cui senso varia a seconda del contesto. Può significare “certo”, “esatto”, “d’accordo”, “capito”, “trovato”, o eventualmente “cavolate”. È come una goccia di verità che cade. p. 324

la copertina










Nessun commento:

Posta un commento