Fred Vargas, Un luogo incerto (Un lieu incertain, 2008), "SuperEt", Einaudi, Torino, 2009, traduzione dal francese di Margherita Botto, 392 pagine.
Adamsberg non era un uomo emotivo, sfiorava i sentimenti con cautela, come i rondoni toccano le finestre aperte accarezzandole con l’ala, evitando di precipitarsi dentro, tanto è difficile, poi, la strada per uscire. Aveva trovato spesso degli uccelli morti nelle case del villaggio, imprudenti e curiosi visitatori incapaci di ritrovare l’apertura da cui erano entrati. Adamsberg riteneva che, in fatto di amore, l’uomo non è più furbo di un uccello. E in qualunque altro campo gli uccelli lo sono molto di più. Come le farfalle che non entravano nel mulino. p. 321
— Pessima iniziativa.
— Plog, — mormorò Adamsberg.
— Cosa intendi con “plog”?
— È una parola di Vladislav, il cui senso varia a seconda del contesto. Può significare “certo”, “esatto”, “d’accordo”, “capito”, “trovato”, o eventualmente “cavolate”. È come una goccia di verità che cade. p. 324
la copertina
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